Page 49 - Numero 15 Autunno 2015
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frescura di questo luogo. Dopo non molto, il sentiero si fa meno scosceso e la gola si allarga, di conseguenza la corrente del fiume diventa meno vorticosa. Ci si inoltra in una faggeta che i colori dell’autunno rendono fatata. Attenzione perché il passo si fa spedito e si potrebbe fallire la deviazione sulla destra (dopo circa 30 minuti di cammino dalla partenza) segnalata da una freccia di legno con la scritta eremo di San Leonardo, per il luogo suddetto. In una mezz’ora arriviamo.
Il primo documento che parla di questo Castrum de Volubrio, risale al 1066, ma dopo alterne fortune ed eventi diversi si arriva all’anno 1965, quando Padre Pietro Lavini, spinto da una “forza sovrannaturale” decide, tutto solo, di ricostruire da
zero l’antico monastero. Il “muratore di Dio”ci riesce ed oggi, quello che era nemmeno un rudere, ma solo pochi sassi coperti da rovi e sterpaglia, dopo quaranta anni è ritornato ad essere l’Eremo di San Leonardo e noi, novelli pellegrini, possiamo godere della bellezza e della pace che questo luogo emana. Padre Pietro è morto il 9 agosto di quest’anno.
Dopo una breve sosta ristoratrice nel corpo e nello spirito ripartiamo e, prendendo il sentiero alla sinistra della fontana che si trova all’inizio dello slargo prospicente l’eremo, iniziamo la salita del versante sud-est della Priora. In cinquanta minuti circa facciamo i 500 m di dislivello, in mezzo al bosco, incontrando anche un camoscio ed arriviamo ad una fonte da sempre in secca, per quanto io ricordi, nei pressi di un rifugio (in disuso) di pastori, detto casale Grottoni. Qui ci troviamo su un davanzale con un affaccio straordinario sull’Infernaccio e con davanti tutta la mole della Sibilla, che si prolunga ad est verso il Monte Zampa ed a ovest verso Cima Vallelunga ed il Porche. Da qui parte un sentiero per il cosiddetto “Tempio della Sibilla” e la cengia delle ammoniti (lo illustrerò un’altra volta).
Ora ci accingiamo alla “impettata” più dura, 300 m di dislivello in 500 m di distanza in linea d’aria, per arrivare all’apice del nostro percorso sul crinale sud-est della Priora, a 1916 m di altitudine. Tagliamo a mezza costa verso occidente ed avendo le moli della Priora e del Berro alla nostra destra, quella della Sibilla alla nostra sinistra, attraversiamo una prateria di falasco, dove accanto alla fonte del Trago delle mucche stanno placidamente a ruminare. Gradatamente
scendiamo di quota e, percorrendo questo sentiero, arriviamo al casale Pantanelli, altro riparo precedentemente usato dai pastori. Qui pure c’è una fonte asciutta. Ormai, stando in quota, abbiamo superato sotto di noi le sorgenti del Tenna (Capotenna) e vediamo chiaramente la strada per Passo Cattivo che dobbiamo raggiungere. Dopo una sosta pranzo, per me con panini caserecci e, perché no, anche con una bella birra, mentre per altri con barrette di maltodestrine e frutta,raggiungiamo l’intersezione con il sentiero 222 (veramente una strada di montagna, da me più volte percorsa in mountain bike sia in salita che in discesa) che porta a Passo Cattivo. Noi invece ci dirigiamo verso valle per raggiungere le Gole dell’Infernaccio e, passando in mezzo ad una faggeta che le luci del pomeriggio rendono affascinante, calpestando un tappeto di foglie secche fruscianti, arriviamo a Capotenna e qui dobbiamo contendere la fonte ad una mandria di bovini, che proprio non ne vuol sentire di farci passare.
Mentre il sole si abbassa dietro il Bove, imbocchiamo il bosco dell’Infernaccio e dopo un’ora circa siamo di nuovo alle Pisciarelle. Tempo di percorrenza: 7 ore con le soste e dislivello complessivo di 1800 metri.
Una bellissima escursione adatta a persone allenate al trekking, senza difficoltà particolari, da consigliare in autunno, perché in estate il sentiero Pantanelli, fatto sotto il sole, potrebbe creare delle difficoltà, ma ricordatevi che alla fine ci sono le Pisciarelle sotto cui portarsi per una doccia veramente “goduriosa”.
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