Page 47 - Numero 15 Autunno 2015
P. 47
sempre mai, senza poter morire. Ambedue regole tengonochefurnolasciateperanticatraditioneda alcuni tra loto tenuti per santi, con le quali dicono averfattomoltobuoneopere,edipoiessersene volati al cielo in anima e in corpo. Sono in questa età cresciuti i libri di queste due scientie in grandissimonumero;altristampati,altri,chesono i più preggiati, scritti di mano. Equantoallaprimadifareargento,laprimacosa che avviene a tutti quei che attendono a questa arte è perdere tutto il loro patrimonio, alle volte di molte migliaia di scuti, et impoverire a fatto; cosa cheognigiornovediamoconnostriocchi.Etal più che possono arrivare, è imparare a far argento falso e con questo ingannare quei che possono. Dietro a questo, lasciare ogni altro buon essercitio edilettereedialtrooffitio,etuttoilgiornoandar con gente cattiva, con fuoconi e mantacetti, facendoqualchenuovaesperientia,trascrivendo libri e facendo instrumenti.
E per attizzare questo fuogo sono moltissimi ingannatori, alle volte ben vestiti, alle volte mendichi anco nell’habito, che non tengono altro exercitio che andare per una parte et altra ingannando i meschini e promettendo di insegnare quest’arte. E tutta la loro destrezza è con qualche inganno mostrare con qualche experientia che la sanno;edipoidiaverpigliatimoltinelhamo,sifa imprestare da loro danari per comprare gli instromenti e materiali per far agento; et un giorno, quando manco sel pensano, sparire ad altraparte,emaipiùloveggono,lasciandotutti con le borse vote, et alle volte, con gli pegni in mano degli usurai. E tiene questa ingordaggine di farargentounaproprietàadmirabile,che,nonper esser uno ingannato a questo modo dieci e vinte (volte), può lasciare di credere ad altri simili che vengono con la stessa promessa. E così se ne passano tutta la vita in simil pretensione con grande danno de sua casa, smorti e scolorati, senza nessun amico o parente potergli divertire di questa falsa imaginatione.
L’altra del viver sempre, alle volte va annessa alla prima. E conciosia che la pretensione è di cosa maggiore, come è la immortalità, suole andare tra persone più gravi e di stato maggiore, a le quali, avendo in questo mondo conseguito le ricchezze e gli honori che potevano, non manca altra cosa per essere beato se non la vita immortale. E così impiegano tutte le loro forze in questa falsità, e so di questa Corte che rari sono i mandarini, o eunuchi, o persone ricche che non attendino a questo. Laonde, non mancando discepoli, non mancano in questa arte maestri che insegnano questa arte assai più cara che le altre, per insegnarsi cosa di più valuta, come è l’immortalità. La quale anco se insegna con puoco pericolo, se non avviene quello che promette insegnare; percioché, o moia il maestro, o il discepolo, egli sta disobbligato. Morrendo il maestro non ha già il discepolo di chi si lamentare dell’inganno fatto, e per ventura pensa che la medicina che non giovò al maestro gioverà a lui; e se more il discepolo non teme che il morto, fusse egli quanto grande si vuole, possi chiedergli conto de’ danari che ha spesi; quanto più che sempre gli dà qualche causa della sua morte, per non aver osservate le regole
che egli date gli aveva. Sono molte volte questi maestridifigurastrana,sconosciutievenutidi altre parti, che fingono aver vivuto già molte centinaiadianni;conilchedannocreditoallesue regole.
E chi una volta si lasciò cadere in questa vana fantasianonèmancodifficilesorgerdiessadiquel che dicessimo dell’arte alchimistica; e così, sebene veggonoognigiornomorireimaestridell’artedi viver sempre, non per questo lasciano di continuare i loro essercitij e pigliare le loro medicine. Pensano che quello che a nessuno riuscittevero,potràforseriuscirealui.Eanessuno di questi si può persuadere esser ciò impossibile.
Lessi nelle loro croniche che un Re passato attendeva a questa arte con grande detrimento dellasuasalute–comesoventementeavienea molti che, con questa arte, non solo non prolunganolavita,maancoacceleranolamorte– e già, con inganni di alcuni, aveva fatto un fiaschetto di medicina per vivere sempre. Un suo molto intimo amico, non lo potendo ritraer di questo con ragioni e con buoni consegli, un giorno, voltando il Re un puoco le spalle, pigliò il fiaschetto e bevette tutto il liquore che vi era dentro. Il Re, saputolo, si adirò e lo voleva amazzare perché gli aveva bevuta la medicina che lo aveva da far immortale. L’amico molto intrepido disse: «Già che ho bevuta questa medicina non mi potrete amazzare e se mi potete amazzare, non lo dovete fare, perché non vi ho bevutasenonunamedicinafalsa».ConcheilRe restò satisfatto et intese la buona prudentia dell’amico che tenne per rimoverlo dal suo errore. Atalche,sebenenonmancanoinquestoregno persone prudenti e savie, che procurano rimuovere gli huomini di queste due malatie, che ho chiamate pazzie, non potero fare che non fossero questeduefalseartiognigiornopiùfiorendo,etin questa nostra età arrivassero a magior numero i suoi seguaci di quello che fu nelle età passate.
47
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA autunno 2015

