Page 46 - Numero 15 Autunno 2015
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etamazzanoalcuniconlafuriacheilvinoglitiene accesa.
Nésipuòdubitarefratalicustumiquantofiorisca in questo regno la falsità e la bugia nella quale puocosicuranoessercolti,ancohuomininobilie letterati. Per questa causa nessuno si fida dell’altro et regna la suspitione, non solo fra gli amici e paesani,maancotraparenti stretti,fratellicon fratelli,padriefigliuoli,edinessunosipuòfidare se non con molta cautela. E tutto i loro trattare è una externa politia di belle parole, senza la verità dell’amicitia et amore che stia dentro nel petto.
E questo non solo ne’ vassalli, ma molto più nella stessa Corte e palazzo del Re. E, lasciando a parte quelchesuccedefraglieunuchimagiorietminori, fra le moglie e concubine del Re, che pare una semiglianzadell’inferno,etiamdiotrailReesuoi figliuoli, e i figliuoli tra di sé, massime quando sono di diverse madri, né l’uno si fida dell’altro, né vivono insieme, e si guardano di qualche traditione.
E doppo il primogenito esser dichiarato per Principe herede del regno, molto manco il Re si fida di esso. E ho udito dagli stessi eunuchi che sarebbe cosa pericolosa di farlo amazzare, se il PrincipefussealluogodovestailResuopadre,se primanonfussestatomandatoachiamarelui;e nessuno di fuori del palazzo parla con questo Principe, né tratta con lui per scritto; né in somma dentro o fuori del palazzo tiene nessun valore o podere.
Per la stessa causa i Re di adesso già mai escono del suo palazzo per paura di qualche male. E quando uscivano era con mille cautele, armandosi tutta la Corte con soldati i quali stiano disposti per le strade dove ha da passare e per i vichi che rispondono in quelle strade, senza lascirsi vedere da nessuno, nè anco sapere in qual lettica vada il Re di molte che ne porta seco, e pare più tosto che vadi non in suo proprio regno, ma in regno di suoi grandissimi nemici che lo vogliono amazzare. Quei che sono del sangue regio è vero che tutti sono sostentati dell’erario pubblico; nondimeno, essendo già cresciuti in più di sessanta milia persone, e andando continuamente crescendo, sono di grandissima oppressione al regno nel quale nonpossonoaverenessunooffitiopubblico,seben lo vorrebbono, e stanno tutti otiosi e dandosi buona vita, e facendo molti insulti quando possono.DiquestisiguardailRepuocomanco che di inimici, e così sono tutti vegghiati e non possono habitare se non nella città che gli è assegnata, senza poter ire ad altra parte, sotto gravissime pene, accioché non si unischino insieme a machinare qualche ribellione, e non gli è permesso ire né habitare in nessuna delle due Corti di Pacchino e Nanchino.
Se non si fidano de’ suoi naturali e parenti di sangue e casa reale, chiaro sta quello che (non) si fidano de’ forastieri di altro regno, o sieno vicini o lontani, de’ quali non ne (sanno) altra notitia, se nonoscuraefalsa,perrelationedialcunichedi fuoraglivengonoadarpresenti.Enessunacosa vogliono imparare de’ libri de’ forastieri,
parendoglichetuttoilsaperedelmondostanel suo regno e che gli altri tutti sono ignoranti e barbari. E parlando nelle loro compositioni e libri de’regniforastieri,suppongonosemprecheèdi gente puoco inferiore alle bestie, e le lettere con chechiamanoiforastierisonocompostedivarij animali e cose brutte, e il manco gli chiamano con lettera o nome di diavolo.
Equandovengonoambasciatoridialcuniregnia dargliobedientiaopresenti,oatrattarequalche negotio, è vergogna vedere come sono trattati. E, lasciando la paura che hanno di essi, ancorché siano amici di molte centinaia di anni, e il menargli per il viaggio come presi, senza lasciargli vedere niente, sino a qui nella Corte serrarli in una casagrandeconmoltechiavieporte,senzanéloro poter parlare con Cinesi né altri Cinesi con loro; sonoancotrattaticomeanimali,postiincasette senza porte a guisa di mandre di pecore, senza il Re parlare con loro, né vederli, ma solo trattare negocij con un mandarino assai piccolo, al quale parlano inginocchioni gli ambasciatori, che n’ suoi regni sono molte volte persone assai gravi e tengonomoltograndooffitij.Dipoisono,tuttiquei che vengono, rimandati a’ suoi regni, e nessuno ne lasciano restare nel suo regno per questo vano timore. Conforastierinessunopuòtrattaresenonincerti luoghietempi,etèpostagrandepenaaqueiche per se stessi, senza pubblica licentia, volessero trattar con loro.
I capitani e soldati che sempre stanno alla guardia, o sia in tempo di guerra o di pace, sono molto vegghiati che non faccino qualche tradimento. E così, mai si dà grande essercito a un solo capitano, e tutti (i) capitani sono soggetti ai mandarini letterati, i quali danno la paga ai soldati et tengono in mano le vettovaglie; di modo che l’essercito sta in mano di uni e la paga e mantenimento di essi nella mano di altri, per stare il negotio più sicuro. E come tra di noi la più nobile e valente gente sono i soldati, così qua la più vile e codarda è quella che attende alla guerra. Tutta è gente povera che, né per amor della patria, né del Re, né diguadagnarehonore,siponeaquestooffitio,ma persostentarelasuavitacomeinun’arteetoffitio basso. La magior parte di loro sono cattivi del Re, che,opersuoidelittiodisuoiantepassati,furno condannati a questo o simile offitio di servire ai mandarini.Equandonontengonochefare,fanno diversioffitijbassidifacchini,mulattierieservitori. Solo i loro capitani e sargenti sono di qualche autorità fra gli altri. Le loro armi difensive et offensive sono molto fiacche e solo hanno una certa apparentia per apparire alle rassegne; nelle quali molti de’ soldati, et anco de’ capitani, sono battuti dalli mandarini letterati al modo che di sopra ho detto, come putti della scuola senza nessun rispetto.
Tutte queste miserie voglio conchiudere con due pazzie assai fantastiche e communi in tutte le sedici provincie, con molti che in queste se impiegano.L’unaèilpretendereconargentovivo edaltrimaterialifareilveroargento.L’altraècon varie medicine et essercitij procurare di viver per
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA autunno 2015


































































































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