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In molte filosofie orientali l’acqua, soprattutto se in grandi quantità, è paragonata alle profondità della nostra mente. La nostra mente per quanto visibile è insondabile proprio come le profondità oceaniche e nella maggior parte dei casi impenetrabile. Allo stesso modo nel nostro corpo l’acqua ha una funzione di rilievo, scorrendo in ogni parte di esso e allo stesso modo venendo assorbita se immersi nell’acqua stessa. Gli influssi del sole e della luna vengono percepiti dal nostro corpo proprio per la forte presenza di acqua in esso.
Siamo piccole gocce in un mare vastissimo e proprio come gli oceani possono inghiottire anche le navi più tecnologicamente avanzate, le piccole imbarcazioni della nostra mente possono essere travolte e spazzate via dalle acque profonde della psiche umana. E allo stesso modo i moti dei flutti sono i moti della psiche che si alternano in noi creando ciò che siamo e ciò che vorremmo diventare. Se gli oceani e i mari li possiamo identificare con la nostra mente, l’acqua dei fiumi rappresenta lo scorrere del tempo, il cambiamento continuo, con le piene travolgenti, l’infiltrarsi come manifestazione della voglia di costruire o arrivare a degli obiettivi. La vita come un fiume d’acqua può scorrere serena, impetuosa, tumultuosa o essere un piccolo rigagnolo che risente della siccità e lascia sul terreno solo una debole traccia del suo passaggio. Allo stesso modo l’acqua del fiume, scendendo a valle ci insegna a scorrere, a guardare sempre verso il futuro, all’impossibilità di cambiare gli eventi passati, a non poter mai risalire fino alla nostra fonte pur mantenendone viva la memoria e ricercandola costantemente per tutto il nostro esistere. Ogni cultura è permeata di mitologici fiumi che segnano confini da non superare o che ritirandosi formano terre paradisiache e altre devastate dal nulla: esistono fiumi che hanno una sacralità storica come il Nilo o il Gange il cui significato va ben oltre l’elemento fisico dell’acqua. Spesso permettere l’attraversamento di un fiume significa unire terre vicine in un’unica economia dando opportunità di scambi e conoscenze, ma può anche significare, come il Caronte della mitologia greca, essere trasportati dalla vita alla morte. Nella vita l’uomo segue il flusso dei fiumi, a volte li devìa, li frena per utilizzarne la potenza delle acque, ma alla fine, per quanto possa dimostrarsi potente verso la natura stessa, proprio come il fiume anche lui viene trasportato al mare dell’infinito, l’aldilà sconosciuto che tanto teme. Esistono anche “mari” di difficoltà da affrontare tutti i giorni: acque più o meno sicure delle quali non conosciamo né i fondali né le correnti e che temiamo per il loro mostrarsi in un modo e l’essere in un altro. L’insegnamento biblico di Mosè che attraversa il Mar Rosso è emblematico di questi casi e pone l’uomo tra leggenda, fede e realtà. Mosè è l’uomo che sa osservare l’evolversi degli eventi naturali e gestire anche l’imprevedibilità delle acque trovando il punto e il momento adatto per il passaggio sicuro. Un’altra superficie d’acqua che crea motivi di riflessione è il lago. Apparentemente quieto sulla sua superficie riflette il paesaggio circostante confondendo la nostra vista tra reale e irreale e imponendo al nostro cervello la fatica del dover
distinguere il vero dal falso, il reale da ciò che è riflesso, ma identico al reale. La linea di separazione è sottile, così come lo è nella realtà di tutti i giorni dove spesso le cose reali ci appaiono riflesse e adulterate da pensieri, emozioni, concetti e valori culturali. Il lago poi rappresenta la necessità di ricevere continuamente perché proprio come l’uomo dà continuamente agli altri, ma ha la necessità di ricevere continue energie. Quando queste energie scarseggiano il livello scende o al contrario se sono in eccesso tracima; così l’uomo che ha troppe energie rischia di autodistruggersi e, al contrario, chi non ne ha finisce con il chiudersi in se stesso e deprimersi.
E così nuovamente l’acqua che ci circonda entra in simbiosi perfetta con l’acqua dentro di noi. Un circolo vizioso e virtuoso allo stesso tempo dove l’egoismo dell’avere e ricevere si bilancia con l’altruismo e con il piacere del dare. Questo equilibrio instabile che fa stare bene solo quando è gestito in maniera armoniosa, ci insegna il senso del dovere prima di tutto verso noi stessi: il dovere di avere cura di noi, delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti in modo che tutto accresca e faciliti le nostre energie per aiutarci a crescere, a vivere pienamente il presente evitando il mero sopravvivere a persone e situazioni.
E l’acqua scorre trasformandosi in neve ai primi freddi come noi ci raggeliamo di fronte alle paure e tremanti non riusciamo a ritrovare il nostro flusso vitale diventando rigidi e intransigenti verso gli altri e verso i fatti della vita.
Siamo sempre acqua: diventiamo ghiaccio impedendo ai nostri sentimenti di fluire perché terrorizzati di vivere, ci trasformiamo in pioggia, annullando noi stessi fino a evaporare per essere rigeneratori a nostra volta per altri, o diventiamo vortice che aspira tutto, anche noi stessi, verso il fondo; oppure diventiamo una cascata in piena travolgendo e sconvolgendo ogni cosa al nostro passaggio, irrompiamo e distruggiamo con tutta la nostra forza prorompente e dirompente. Acqua che vive in noi e intorno a noi e senza la quale non potremmo esistere e che qualche volta è talmente tanta da costringerci ad elevarci sopra essa costringendoci e vedere il mondo con altre prospettive per non esserne travolti.
Se l’acqua che ci rigenera a ogni sorso e ci ristora vive in noi siamo pronti ad affrontare il buio e la paura: vescica e rene ci aiuteranno in questa prova.
Vescica, Rene, Urina
La vescica come i reni, in medicina tradizionale cinese, sono associati all’inverno. La prima ha il compito di rilasciare l’urina, il prodotto finale della trasformazione energetica. I secondi controllano la composizione e la secrezione dei liquidi organici da cui dipende tutta l’energia vitale e le difese contro gli stress. Inoltre regolano il tasso di acidità, la quantità di tossine, controllano le ghiandole surrenali.
Vescica e reni sono una coppia perfetta non solo per il corpo umano ma anche per la bioenergetica e la psicosomatica. Quando parliamo di questi organi ci troviamo di fronte alla fase finale della lavorazione dei liquidi. E, come un fiume che scorre, vescica e rene espellono i liquidi che non servono più al nostro corpo trascinandone all’esterno i detriti inutili che
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