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Il Dio persiano Mythra, nominato fra gli dei di Stato dall'impero mesopotamico dei Mitanni veniva identificato e rappresentato con il Sole già nel 1400 a.C. e la sua festa era proprio il 25 Dicembre, appena dopo il solstizio d'inverno. Lo scopo della festa era celebrare il giorno della rinascita del Dio Sole.
Nell’antica Roma, il solstizio d’inverno corrispondeva con il “Sol Invictus”, conosciuta anche come Saturnalia. Era una delle feste più importanti tanto che i cristiani la assorbirono come tradizione nella festa del Natale. I culti legati al solstizio d’inverno sono comunque sempre legati al culto del sole e alla necessità dell’uomo di richiamarlo nella propria esistenza, con riti e celebrazioni.
Molti di questi culti sono a noi sconosciuti perché celebrati in Polinesia, Africa o Americhe e nonostante siano molto antichi resistono alla secolarizzazione e alla globalizzazione stessa. La matrice comune di questi riti è l’alternanza di luce e di buio, la vittoria della luce sul buio o la luce che dilegua le tenebre.
Per gli Inca, per esempio, il sole era la divinità suprema per eccellenza. Le piramidi create da questa popolazione avevano lo scopo di avvicinare i sacerdoti al sole, in modo da poterlo venerare con una maggiore vicinanza fisica, ma avevano anche lo scopo pratico di stabilire con precisione l’equinozio: infatti, il livello di conoscenza astronomica degli Inca era molto elevato e sono numerose le tracce e gli strumenti utilizzati per i calcoli planetari.
I Maya, addirittura avevano una così alta venerazione per il sole da considerarlo il giudice supremo della vita e dell’esistenza in genere. Il loro calendario era una mescolanza di credenze religiose, misurazioni stagionali e tempi legati all’agricoltura: il sole regolamentando i solstizi determinava anche le azioni sociali e di conseguenza il lavoro delle persone.
Anche per gli antichi Egizi, altro popolo con notevoli conoscenze astronomiche, il solstizio
Nanjing auto e camion d’epoca aprile 1983 L. Sotte
d’inverno e d’estate avevano un ruolo determinante tanto da definire di conseguenza, l’orientamento delle piramidi. Ai giorni nostri le festività religiose più note nel periodo del solstizio d’inverno sono la Festa della Luce - Hannukah degli ebrei (festa nata per celebrare una vittoria militare e un miracolo legato all’olio delle lampade del tempio) e il Natale cristiano (che per i credenti di rito orientale, a causa di un calendario differente, viene posticipato di circa otto giorni). L’uomo sente la necessità di vincere il buio che genera la paura, ma come fare per vincere la paura? La risposta viene dall’acqua.
Acqua
“Cadendo, la goccia scava la pietra, non per la sua forza, ma per la sua costanza.” (Lucrezio) Il Principio dell’Acqua è quello che governa dentro di noi tutte le energie più profonde. A questo principio sono associate le energie a noi più misteriose, spesso ancestrali, proprio perché più profonde, e meno conosciute. Queste energie profonde vengono definite nelle filosofie orientali “non coscienti”. Il Principio dell’Acqua corrisponde insomma a tutti i nostri archetipi e ai ricordi inconsci che sono ben celati dentro di noi. Sempre nelle filosofie orientali il principio dell’acqua assume un valore fondamentale: l’acqua è responsabile di tutte le nostre forze fisiche e spirituali più innate. Da questo dipende la nostra capacità di reazione agli eventi traumatici, al recuperare energie per esempio dopo una malattia, all’essere resilienti di fronte alle difficoltà quotidiane ed essere costanti nel portare avanti un progetto importante. Le nostre riserve di energia dipendono dal Principio dell’Acqua e quindi dalle nostre energie ancestrali.
In tutte le culture l’acqua assume significati differenti. Quasi tutti i riti religiosi prevedono l’uso dell’acqua come fonte di purificazione e cambiamento. L’acqua è spesso vista anche come difficoltà da superare, ostacolo da vincere e quindi torna il suo stretto legame con il senso della paura.
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA inverno 2016

