Page 40 - Numero 15 Autunno 2015
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Kandinskij, i colori e la cultura cinese Carlo Moiraghi* Paola Poli**
Per millenni le culture tradizionali dei diversi continenti hanno esposto in modi differenti ma sostanzialmente paritetici i profondi rapporti che uniscono i colori alla vita e all’esistenza.
Quanto alla medicina tradizionale cinese, centrale è ad esempio il rimando ai colori proposto dalla Legge dei Cinque Elementi. Anche nei secoli recenti il tema del significato e del valore dei colori è stato ampiamente e variamente trattato.
Isaac Newton (25 dicembre 1642 – 20 marzo 1727), matematico, fisico, filosofo naturale, astronomo, teologo e alchimista inglese, considerato uno dei più grandi scienziati di tutti i tempi, per primo chiarisce come i colori non siano qualità della luce, derivate dalle rifrazioni o dalle riflessioni dei corpi, né qualità dei corpi stessi, ma proprietà originarie e innate, entità primarie. Circa un secolo più tardi, Johann Wolfgang von Goethe, (28 agosto 1749 –
22 marzo 1832), si contrappone a Newton. Goethe, pittore oltre che poeta e filosofo tedesco, sostiene che non è la luce a scaturire dai colori, bensì il contrario. I colori non sono dunque primari, ma consistono in un offuscamento della luce o nell'interazione di questa con l'oscurità. Trascorre un altro secolo e Vasilij Vasil'evič Kandinskij, (4 dicembre 1866 – 13 dicembre 1944), pittore russo creatore della pittura astratta, forse recuperando sapienze antiche concepisce i colori quanto alle loro proprietà emozionali. Segnala come il colore abbia qualità sensibili, sia sorta di odore, sapore, suono, e come pervada e stimoli l’intero organismo, provocando reazioni e risposte dell’anima e dello spirito. L’autore evidenzia così la dimensione spirituale del colore. La vibrazione psichica di chi fa esperienza di un
colore raggiunge l'anima. Kandinskij elabora quindi una precisa e complessa teoria spirituale dei colori. Visti in questa ottica, le tinte e i segni dei suoi dipinti ne manifestano le regole e le forme. Ma è la poetica di Kandinskij a valere come poche altre ad enunciare e precisare i toni, le densità e le strutture, delle lievi impalpabili figure che l’artista vede nel cuore dell’esistenza. Presentiamo un suo breve e poco noto testo datato 1912 e intitolato Vedere. E’ opera non raramente giudicata nei commentari astrusa e pressoché incomprensibile. Risulta invece di particolare interesse in termini estremo orientali. Il suo sviluppo si mostra infatti del tutto aderente ai dettami della cultura e della medicina cinese. Non abbiamo informazioni circa precise conoscenze di Kandinskij riguardo alla cultura cinese ma, data la rara portata culturale e l’estrema curiosità di questo autore, e la sua capacità di assimilare e elaborare, non ci stupirebbe scoprirlo esperto anche di sapienze estremo orientali. La poetica in oggetto, sicuramente difficile, implicita e ermetica, risulta una sorta di visione cosmogonica delineata attraverso archetipi di tinte e di forme, quasi un profilo cosmico esposto in modi appieno umanistici seppure in un linguaggio pressoché alchemico. Conviene il succinto testo di Vedere.
Azzurro. Azzurro s’innalzava, s’innalzava e precipitava. Acuto sottile fischiava e si conficcava, ma non trapassava. Risuonò in ogni angolo. Densobruno
*ALMA
Associazione Lombarda Medici Agopuntori ** Agopuntura nel mondo
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CULTURA CINESE
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