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dipinto o trasparente ogni vaso cela il suo contenuto. Ancora oggi in molte popolazioni la produzione di vasi è considerata un’arta sacra (nelle culture monoteiste Dio crea l’uomo come un vaso dalla creta): tra queste in particolare quella degli indiani d’America dove l’uso e la valorizzazione della creta è ad appannaggio esclusivo delle donne. Sempre per questi popoli la Terra è considerata una sorta di viscere primordiale che viene fecondata dalla pioggia mentre le sorgenti ne rivelano le fonti più nascoste.
Il tema dell’inumazione richiama moltissimo al ritorno al viscere della terra da cui, molte religioni, promettono la resurrezione sotto varie forme e aspetti.
L’intestino tenue è insomma il nostro vaso di pandora che racchiude le intimità più profonde del nostro essere, una sorgente di vita continua.
Come luogo di elaborazione profonda e rielaborazione nell’intestino tenue le emozioni sul piano psico-pedagogico vengono ricondotte allo stato originario e primordiale. Se queste emozioni, sempre sul piano antropologico, vengono vissute ed elaborate ad un livello di immaturità personale potrebbero condurre a stili di vita arrendevoli e scarsamente impegnati a manifestare nella realtà la vera personalità. Ma anche se venissero elaborate in modo autorevole e maturo questo percorso non è privo di rischi. Ne abbiamo una rappresentazione biblica molto efficace nella storia e nel viaggio di Giona all’interno del grande pesce, la balena.
Un intestino tenue insomma come un Vaso di Pandora dal quale possiamo riemergere sempre rinnovati e trasformati se sappiamo farne tesoro dei suoi insegnamenti e dei suoi segnali.
La quinta stagione: terra, riflessione, stomaco
Il pensiero sale dalla terra.
“Pensare per agire: agire per pensare”, (Goethe)
Adamo è stato in assoluto il primo uomo che Dio ha creato. Egli è stato formato dalla polvere della terra (da cui deriva il suo nome), vivificata dal soffio della vita da parte di Dio (Gen. 1:26; 2,7). Dal pensiero più profondo di Dio nasce l’uomo plasmato dalla terra: e così l’uomo, secondo le tre grandi religioni monoteiste, si ritrova sospeso tra il suolo che calpesta e il cielo dal quale proviene.
E nel mezzo di questo sistema l’uomo pensa prima di agire, riflette su ciò che compie, impara attraverso la riflessione trasformando gli errori in esperienza.
Nel taoismo il movimento della terra è legato alla riflessione.
Etimologicamente parlando riflèttere (ant. reflèttere) deriva dal latino reflectĕre, propr. “ripiegare, volgere indietro”, comp. di re- e flectĕre “piegare”.
L’idea che emerge è un uomo che per quanto si slanci verso il cielo viene costantemente ripiegato
verso la terra, ma da cosa? Spesso dai suoi stessi pensieri.
La terra, nel taoismo, ci permette di digerire, assimilare la tangibilità del mondo. Questo avviene attraverso lo stomaco.
L’ambiente esterno, la terra in cui viviamo, ha una grande importanza sulla nostra metabolizzazione. Ogni cosa ha una sua funzione energetica specifica e l’energia, come ben sappiamo, non conosce né limiti, né barriere. Quando l’ambiente influenza positivamente la persona, questa sarà sempre ben predisposta al rilassamento, alla calma interiore ed esteriore. Se questo non succede la persona sarà sempre carica di rabbia, risentimento ed astio e lo riverserà contro chiunque incrocerà sul suo cammino.
Ecco perché l’ambiente, la terra, gioca un ruolo fondamentale non solo in ambito di guarigione, ma proprio in setting preventivo. Circondarsi di cose belle aiuta a superare meglio i problemi e a vedere le difficoltà con maggiore distacco. Le energie che ne derivano sono sempre positive e propositive e orientano a scelte calmierate, ponderate, ma efficaci sia nel breve che nel lungo periodo per evitare proprio i “pesi sullo stomaco”.
Il peso sullo stomaco
“Ma nulla fa chi troppe cose pensa”. (Tasso).
Penso a tutti sia capitato, almeno una volta nella vita, di mangiare troppo ed avere grosse difficoltà a digerire.
Così come riceve il cibo e il nutrimento indispensabile per vivere, lo stomaco “mangia” anche di tutto ciò che ci circonda. Per questo è importante cibarsi di “cause benefiche” per raggiungere “effetti positivi”.
La nostra mentalità occidentale ci spinge a ricercare sempre soluzioni veloci e immediate e ad accelerare i processi di assimilazione.
È come se nella fase di input gettassimo miliardi di informazioni in un computer senza valutarle e richiedessimo poi nella fase di output una risposta veloce; il risultato senza dubbio è una elaborazione lenta, difficile, capace di richiedere tempo e a volte anche insufficiente per un buon risultato.
Molti saggi Zen insegnano che la qualità delle nostre riflessioni produce la qualità della nostra vita e, proprio quando ci si fossilizza nel cercare soluzioni, queste non arrivano: il flusso di energia si blocca come l’acqua dentro una canna piegata. Questa canna è il nostro stomaco che “rumina” i nostri pensieri e quando questo processo si dilunga in modo doloroso il risultato che otteniamo è malessere, difficoltà a digerire la vita.
Digerire la vita
“Per gli stomaci vuoti non esistono né obbedienza né timore”, (Napoleone Bonaparte)
Oggi più che mai il mondo medico denuncia numerosissime patologie legate allo stress che colpiscono lo stomaco: ulcere e gastriti sono solo la punta dell’iceberg.
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2015


































































































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