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Del resto, spiegare indica etimologicamente il “toglierelepieghe”,ossiailfarusciredallepieghe del fenomeno (l’oti, appunto) ciò che consente di spiegarlo, così che spiegare significa “rendere piano”,cioè“rendereevidente”.Precisamenteper questa ragione l’explicandum è tutt’uno con l’explanandum e l’explicans con l’explanans.
Se ne ricava che il processo della spiegazione coincide con il rendere esplicito il nesso che vincola l’explicandum all’explicans, nesso che non è immediatamente evidente (ad essere evidente è solo il percetto) e, pertanto, permane inizialmente implicito. Non per niente, implicito significa sia nascosto, non esplicito, sia relativo all’implicazione, implicato.
Cosaindicaquesto?Chelaspiegazionesifonda su un’implicazione, la quale vincola ciò che deve venire spiegato a ciò che lo spiega, e che tale implicazione sussiste anche se inizialmente permane tacita o implicita. Il processo della spiegazione si compie precisamente nel renderla evidente, cioè nel passaggio che consiste nel rendere esplicito l’implicito. La struttura logica del processo esplicativo, insomma, è una relazione di implicazione, la quale può venire percorsa o in senso deduttivo, dall’explicans all’explicandum o, viceversa, in senso induttivo.
Il processo della spiegazione poggia su una relazione e la relazione si impone per la ragione, più volte evidenziata, che ogni identità determinata, cioè ogni fatto, ogni fenomeno, si ponesoloinforzadellarelazionealladifferenza. Con questa conseguenza: la struttura relazionale del dato impone che l’esperienza venga intesa come una trama di relazioni, un textus, cioè un’orditura di linee che variamente si intrecciano e siannodano.Inodidellatramasonoifenomeni;le relazioni tra di essi costituiscono i fili della trama. Spiegareunfenomeno,pertanto,significaleggereil testo dell’esperienza a muovere da un filo conduttore o, in altre parole, rilevare i nessi che vincolano quel fenomeno ad altri fenomeni.
La relazione, che costituisce la trama dell’esperienza, può venire pensata sia per l’aspetto disgiuntivo, che valorizza l’identità dei termini relati per la loro relativa indipendenza; sia per l’aspetto congiuntivo, che valorizza i relati per il loro riferimento reciproco e, dunque, per la loro relativa dipendenza.	Se la relativa indipendenza costituisce quellocheabbiamodefinitoilmomentosensibiledella relazione,perlaragionecheogniidentitàsipresenta come se fosse autonoma e autosufficiente secondo quanto l’esperienza percettivo-sensibile sembra attestare, di contro la relativa dipendenza costituisce il momento concettuale della relazione, perché emerge oltre l’esperienza sensibile e coglie il nesso che non soltanto vincola le cose, ma più radicalmente le costituisce.
La struttura relazionale dell’esperienza ne rappresenta, quindi, la stessa struttura razionale. Spiegare un fenomeno, pertanto, significa coglierlo nella struttura razionale che lo vincola ad altri fenomeni e tale relazione o vincolo è un’implicazione, che può venire anche espressa mediante una proposizione condizionale: “Se A, allora B”.
La prima forma in cui l’implicazione è stata configurata è la relazione di causalità; successivamente si è parlato di funzione, per indicare
la corrispondenza che sussiste tra le variazioni del valore di alcune variabili, dette variabili indipendenti o argomenti della funzione (assimilabili alle cause), e la variazione del valore della variabile indipendente, detta valore della funzione (assimilabileall’effetto).
Ciò consente di comprendere la ragione per la quale la legge può venire formulata mediante equazioni tra simboli: la legge esprime la costanza di un rapporto e il rapporto trova nel linguaggio della matematica la sua espressione più naturale e compiuta, secondo quanto intuito dallo stesso Galilei.
Già con Hobbes viene messo in evidenza il vincolo che sussiste tra la concezione meccanica dellanaturaelarelazionecausale,laqualerisulta la sola spiegazione razionale del mondo. Sia in Hobbes che in Spinoza e in Cartesio la causa è ciò chedàragionedell’effetto,nelsensochenegiustifica l’esistenza. Spiegare, da questo punto di vista, significa far vedere come gli effetti dipendano dalle cause e, pertanto, la causalità è qui intesa come una deduzione.
Precisamente in senso deduttivo la intende lo stesso Hegel, che la assume come l’intrinseca articolazione della sostanza che è anche Soggetto, in virtù del suo necessario svolgersi implicante l’autocoscienza.
Di contro, Ockham prima e Hume poi sottolineanochelaconnessionetracausaedeffetto non è necessaria, dunque a priori, ma solo legata all’esperienza:ilrapportocausalenonsifondasulla deduzione, ma sull’induzione. Quando Kant afferma che il rapporto di causalità configura una categoria, cioè un concetto a priori, egli non dice che dalla causa è deducibile l’effetto, ma dice che la natura,peresserepensatacomenatura,deveessere ordinata mediante relazioni causali, giacché la causalitàèunacondizionedellasuapensabilitào conoscibilità.
Stuart Mill, infine, si incarica di precisare che la costanza che si rileva nella connessione causale non è di natura deduttiva, ma di natura induttiva, così che la necessità logica viene chiaramente distinta dalla necessità empirica. E tuttavia, nell’un caso come nell’altro si ha a che fare con un tessuto di relazioni, che strutturano l’esperienza e ne consentono la conoscenza.
Con Mach, dunque, il concetto di causa viene sostituitodalconcettodifunzioneeconCassirer[8] la funzione simbolica viene ad avere un valore fondamentale nel processo conoscitivo: essa costituisce l’attività stessa del conoscere, giacché la relazione è il modo d’essere delle cose intese come simboli o rappresentazioni.
Il punto è di estrema rilevanza, perché concerne la realtà delle relazioni. La domanda è: le relazioni hanno la stessa realtà degli oggetti dell’esperienza sensibile, oppure si collocano ad un diverso livello? Come si vede il discorso che era stato fatto per la relazione causale può venire fatto per la relazione in quanto tale: le relazioni hanno valore ontologico o valoreepistemico?
Esula dalla presente ricerca il compito di analizzare questo tema, ancorché esso sia fondamentale. Basterà qui ricordare che per Russell, almeno all’inizio della sua ricerca, la trama delle connessioni logiche costituisce il rispecchiamento fedele o la copia della struttura
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA inverno 2015


































































































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