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riceve e quelle che gli torna a rimandare, con molte cerimonie. È anco cosa nova ai nostri in questi presenti molto frequentemente mandare denari, hora dieci scuti, hora cinque, hora doi, et alle volte doi e tre giulij, persone gravi a altri inferiori, o inferiori a persone maggiori.
I magistrati e graduati quando fanno queste visite vestono il loro vestito del proprio offitio e grado, che è assai diverso del commune. Quei che né hanno offitio, né grado, e sono persone gravi, hanno anco un vestito proprio di visita, pur diverso dal ordinario, con il quale ricevono e fanno queste visite, come anco noi pigliassimo in questo regno. E quando a caso si incontrassero doi, uno col vestito di visita e l’altro non, non fanno le loro cortesie senza l’altro ir a vestire il vestito conveniente, che sempre fanno portar seco i servitori quando vanno fora di casa. E quando questo non può essere quello che sta vestito di cortesia si toglie di dosso quello vestito e resta con l’ordinario, e con quello fanno le cortesie che di sopra dicessimo.
Fatta la cortesia, è obbligato il patrone di casa, o il più grave quando sono molti, a pigliare le sedie de’ forastierieporlaunaperunainordinenelprimoe più alto luogo, e con le maniche spazzarle, ancorché stessino nettissime. E se le sedie stanno già poste nel detto luogo, in ogni modo è necessario che con ambe le mani tocchi tutte, come assettandole bene che stiano ben ferme. Di poi il piùgravedegliforastieripiglialasediadelpadrone dicasaelaponederimpettodellasua,eall’istesso modo la netta con le maniche. E dopo lui gli altri forastieri, conforme alla loro dignità, uno doppo l’altro,fannol’istessoaquestasedia,elatornanoa nettare, seben fussero vinte e più persone, stando il patrone ad un lato inclinato con le mani unite, e dando le gratie, e ricusando il favore che gli fanno. I forastieri nel porsi a sedere fanno anche molte cerimonie in cedere l’uno all’altro il mezzo o il luogo magiore, stando tutti in piè alle volte più di un quarto d’hora. In questo il patrone di casa non simette,maiforastierisidannoilluogopiùgrave gli uni agli altri, sebene tutti sanno chi si deve porre asederenelmigliore,operlaetàcheprecedetra queidellastessaterra,operladignitàcomesifa nelle Corti, o quello che precede, o tutto per esser di più lontano paese. E per questo (a) noi altri in puochi luoghi lasciano di darci il luogo sopre tutti e niente ci vale il ricusare.
Posti a sedere, subito viene un servitore con veste lunga e accorto, con una tavoletta con tante tazze di quella decottione di cià, di che parlassimo nel 2° capitolo. Quanti stanno a sedere, e cominciando dal primo luogo sino all’ultimo che è quello del patrone di casa, tutti pigliano la sua nelle mani. Dentro della tazza viene anco qualche frutto secco o conserva dolce, et un cucchiarino di argento o altra cosa galante, per mangiare le frutta che vengono nel cià. E, se stanno molto tempo a sedere, ritornano due e tre e più volte a dare questo cià, variando sempre quelle frutta secche e conserva che mettono dentro.
Finitalavisita,senevannoiforastieri,etinanzi all’uscire fuori della porta della sala, ritornano a fare l’istesse inclinationi. E dipoi il padrone li
accompagna di dietro et esce fuori dalla porta, dove fanno un’altra volta la detta cortesia di inclinarsi sino al suolo, voltati verso la porta, priegando il padrone ai forastieri che montino a cavallo, o si mettano dentro della sedia o lettichetta in che vennero; ma i forastieri ricusano, priegandolo entri già in sua casa. Allora il padrone
arriva alla porta et, voltato alla porta, fa una inclinationeallaqualetuttiiforastieririspondono con un’altra simile, tutti insieme. Entrato il padrone dentro la sua porta, fa la 3a inclinatione allaqualeancorispondonoiforastiericonaltra,e, nascosto il padrone dietro la porta, montano a cavallo o entrano nella lettichetta. Et il padrone di casaescealloraun’altravoltaedicezinzin,alchei forastieririspondonoconl’istessacortesia.Daqui manda il padrone un servitore che va a ciascheduno degli forastieri a dar molte raccomandationi; l’istesso fanno i forastieri, mandando ciascheduno il suo servidore a dare anco raccomandationi al padrone di casa.
E questo si fa sempre, sebene si visitassero ogni giorno, per esser questo il loro stile.
Adesso dirò de’ loro conviti, che è una delle cose di più cerimonie che altra nella Cina, e di che più spessousano.Perciochétuttelefestedell’annoeta tutte le occorrentie mai si lasciano questi conviti, e sonoalcuniche,sipuòdire,ognigiorno,ofannoo vannoaqualcheconvito;perciochétuttiinegocijsi trattano a tavola e con i bicchieri nelle mani, anco le cose del ben vivere, della virtù e religione. Et non sanno in che mostrare amore, se non invitandovi a bere e mangiare, e sono, sì nell’uso come nel nome, simili ai Greci che non chiamano il convito mangiar insieme, ma bevere insieme.
E nel vero, il principale di essi, dal principio sino alla fine, tutto è bevere vino con certe tazzette piccole, che non capeno più di quello che capirebbe la scorza di una noce, ma raddoppiano tanto queste, che vengono a bere molto più di quello che i nostri bevetori bevono. Nonusanonelmangiarediforcine,nédicocchiari, ma di certe bacchette sottili, di un palmo e mezzo lunghe, le quali pigliano di tal garbo con la mano dritta, che mangiano tutto quanto si pone a tavola, senza mai toccar niente con le mani, con molta destrezza.Èverocheènecessariochetuttoquanto si pone a tavola venga trinciato in pezzetti, se non fusse cosa di sé liquida o molle, come ovi, pesci et
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA inverno 2015


































































































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