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ambedue le mani nel mezzo, e invita a tutti; alla qual cortesia, tutti voltati a lui, rispondono con l’istessa cortesia. E dipoi il padrone di casa, mettendo le bacchette nel suo tonno, invita a tutti a fare l’istesso; e così tutti insieme pigliano della stessacosaunbocconeodoi,esemprequelloche tiene il primo luogo è il primo che ripone le bacchettenellatavolaetuttifannol’istesso.Allorai servitori tornano a bottar vino caldo nella tazzetta diciascheduno,cominciandodaquellochestanel primo luogo, e tornano a bere molte e molte volte, nel che si spende più tempo che in mangiare. E parlano tutto il convito di varie cose allegre, o odonoqualchecomediacheinquestotemposifa, o qualche cantore, o sonatore, che alle volte, senza esser chiamati, vengono al luoghi ove sanno che si faqualcheconvito,peressermoltichenonfanno altra cosa che questa, per la paga che dipoi gli danno.
In questi conviti hanno tutte le nostre vivande condite assai bene, ma di nessuna viene molta quantità, e si prezzano di molta varietà di cose, empiendo le tavole de’ bacciletti, che sono assai piccolisempre,sìdecarneepesceinognipasto,e tutto mangiano; et una vivanda posta in tavola sta quivi sino	al fine senza toglierla da lì. E così, non solo cuoprono le tavole senza apparire altra cosa che vivande, ma anco pongono i baccili uno sopra l’altro, due e tre volte facendo un castello alto. Nessuno pane si pone alla tavola, né gran riso che risponde al pane, in simili conviti.
Sogliono anco fare molti giuochi di varie inventioni, e fanno bevere a quei che perdono con grandi grita e festa. Nel fine sempre mutano le tazzette con altre assai magiori e, sebene a tutti le pongono uguali, non obligano a bevere in esse quei che non possono bevere molto vino, ma a quei che possono. Il loro vino è specie di cervosa e non è molto forte, ma non lascia embriagare per esser molto quello che bevono, sebene facilmente tornano a star sano l’altro giorno seguente.
Nel mangiare sono assai temperanti, et alle volte accade che uno in alcuna dipartenza va a sette o otto di questi conviti di suoi amici per ricevere e far favore; ma non durano tanto come questi che alle volte arrivano sino alla mattina seguente. Di quello che resta dànno dipoi ai servitori di forastieri abondantemente.
Quanto ad altri riti e cerimonie, le principali sono con il loro Re, il quale nell’esteriore è più venerato che nessuno Principe del mondo, o sia secolare o ecclesiastico. Al Re, in questi nostri tempi, nessuno parlasenonglieunuchichestannonell’intimodel suo palazzo, e li suoi parenti di dentro, come figliuoliefigliuole,e,lasciandoquellocheglifanno questieunuchilàdentro,chenonfatantoalnostro proposito,tuttiimagistratidifuoragliparlanosolo per memoriale, con tanti modi di cortesie, che bisognaesserbeneesercitatoperfareunodiquesti memoriali, e non ogni letterato lo sa fare.
L’anno novo di questo regno, che sempre è la più vicina luna che viene o inanzi o dipoi dei cinque di febbraro,cheèilprincipiodellaloroprimavera,di tutte le provincie lo mandano a visitare alla sua audientia,etogniterzoannovengonoinpersonai principali magistrati. E tutti gli anni, in ogni città per tutta la Cina, il primo giorno della luna, tutti i magistrati vanno ad un luogo, ciascheduni nella
sua città o terra, dove sta posto un trono reale, coperto con un ciborio pieno di dragoni intagliati e dorati per esser questa insegna reale, et altri lavori, e si pongono molte volte di ginocchi et inclinano con una cerimonia particolare molto grave, e gli acclamanocondiecimiliaannidivita.L’istessofanno nell’anniversario del suo natale tutti gli anni; et in Pacchinovannotuttiimagistrati,evengonoaltri mandati dalle altre provincie, e suoi parenti, con varijtitoli,fuoradiPacchino,eglipresentanomolti grandi presenti, congratulandosi.
Oltra di ciò, tutti i magistrati che ricevono qualche offitio o beneficio dal Re, sono obligati ad ire a dargligratieallaaudientia.Ecosì,ognigiornoviè gente per simili cerimonie che si fanno inanzi all’aurora. Dove stanno alcuni maestri di cerimonie,che,peresserquestecerimonielunghe, ad alta voce stan gritando mentre si facciono, e dicendo cosa in cosa quello che si ha da fare; e sono puniti quei che fanno qualche piccolo errore in questo. E perché il Re non esce adesso alla audientia, l’istesso fanno anco i magiori signori e magistrati del regno al suo trono regio, che quivi sta voto. E quando fanno queste cortesie i magistrati hanno vesti particolari di damasco roscio e certe mitre di argento dorato nella testa, portando nelle mani una tavola di avolio quattro dita larga e due palmi lunga con la quale cuoprono la bocca, della quale usano quando parlano al Re. Il Re, quando veniva alla audientia, stava in una loggia molto alta, e d’una fenestra grande appariva, tenendo anco una tavola simile a quella de’ magistrati per coprire la faccia. Nella testa, sopre della berretta regia, tiene una tavoletta, mezzo braccio di larghezza et uno di lunghezza, molto uguale, con molti pendoni di perle e pietre pretiose infilzate, che pendono di tutte le parti, e gli cuoprono la faccia e tutta la testa senza potersi vedere. IlcoloredelReproprio,edichealtrinonpossono usare, è giallo; e così di questo colore è la sua veste reale, tessuta tutta di varij dragoni, fatti con fili d’oro; de’ quali non solo le vesti, ma tutti gli edificij del Re, tutti i vasi di oro et argento della sua argentaria stanno intagliati, e li altri di altra maniera pinti; e sino alli coppi e le mura del suo palazzo stan vitriati e coperti di cosa gialla e dragoni. E chi usasse di simile colore	o dragoni nelle sue cose sarebbe tenuto per ribelle, se non fussero parenti del sangue reale.
Tiene il suo palazzo quattro porte principali verso le quattro parti del mondo. Tutti, al passare avanti queste porte, andando a cavallo, scavalcano, e andandoinsediaoinletica,esconofuoraevanno appiedi sino a passarle. E questo molto più si osservanelpalazzocheeglitieneinNanchinodove ilRemaivaoentra.Nellaportaamezzogiorno,sì dentrocomefuoradelpalazzo,unastainmezzo delle altre per dove esce et entra il Re, e nessuno puòentrareetuscireperessa;ecosìstannosempre serrate.
In tutti i libri che si fanno et in tutte le cose publiche non usano di altro modo di notare l’anno senondallacoronationedelRe. Suole il Re in certi casi dare un titulo ai padri e madride’magistraticonunacompositionefattain nome del Re nel Collegio de’ suoi letterati. Di questa fanno tanto contro che è da stupire, e
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA inverno 2015


































































































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