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I Commentari di Padre Matteo Ricci: un resoconto della Cina del 1600 attualissimo per gli europei del III millennio - capitolo VII - Delle Cortesie et alcuni riti della Cina
Matteo Ricci*
1. I Cinesi studiosissimi dell’urbanità. 2. Cerimonie e espressioni usate nei saluti e nelle lettere. 3. Visite e libretti da visita; foggia e uso di questi libretti. 4. Regali e liste particolareggiate di essi; accettazione o rifiuto totale o parziale. 5. Abiti di gala rigorosamente prescritti nelle visite di funzionari o di persone rispettabili. 6. Cerimonie tra il padrone di casa e gli ospiti nei ricevimenti; uso del tè. 7. Molteplici inclinazioni e cortesie scambievoli al momento del commiato. 8. Usanze e cerimonie nei conviti; uso di bastoncelli, di vino e di cibi; libazioni e riverenze; canti e giuochi. 9. Cerimonie ed usanze verso l’Imperatore: udienze, colore, simbolo, palazzo ecc. 10. Ossequi ai mandarini; statue e tempi in loro onore. 11. Culto verso i parenti e i maggiori. 12. Lutto e riti funebri; casse da morti e giorno anniversario dei defunti. 13 Riti nuziali per i privati, per i Principi e per gli Imperatori; poligamia; compra della sposa; la moglie legittima. 14. Celebrazioni del genetliaco, della maggiorità, del capo d’anno e della festa delle lanterne.
Per antico titulo, che questa natione per se stessa si ha dato, si chiama Regno di politie et cose ornate; et fra cinque virtudi che sono tra loro come cardinali, de che largamente trattano i suoi libri, l’una è la cortesia, la quale consiste in tenere rispetto l’uno all’altro e far le cose con circumspectione. Di qui viene di età in età esser tanto cresciute queste cortesie, che tutto il giorno vanno in volta senza avertempodifaraltracosa;dicheilorosavijsi dogliono e lamentano, e non se ne possono spidire. E conciosia cosa che quei che molto si dànno
all’esteriore tengono manco conto con l’interiore, vengono quasi in tutti i trattamenti a risolversi in un bello e vano apparere agli occhi, come loro stessi confessano. Da qui anco avviene che, non dico gli altri regni inculti e barbari, ma anco i nostri europei a chi pare usare di somma politia, comparati con questi cinesi, saranno tenuti per huomini molto semplici e senza cerimonie nel loro trattare.
Dirò prima del modo commune di far cortesia tra loro; dipoi de’ loro riti particolari, specialmente di quello in che discordano da’ nostri, che è la mia principale intentione in questi capitoli.
Non tengono per cortesia tirarsi la berretta, o far riverentia con i piedi, e molto manco abbracciarsi, o basciare le mani o altra cosa che si presenti ad altri. La più commune cortesia loro è unire ambe le mani e le maniche che sempre portano molto lunghe, et alzarle e poi abassarle dirimpetto dell’uno all’altro, dicendo l’una all’altro: zin zin, che è parola senza nessuna significatione, se non di far cortesia. Quando si visitano, et molte volte anco quando si incontrano nella strada, con l’istesse mani unite, doppiando tutto il corpo, abassano la testa presso al suolo, l’uno all’altro et anco molti insieme, che chiamano zoiè. Quando faccianoquestacortesiailmaggioreall’inferiorein età o dignità, et il patrone di casa o visitato, a quello che viene a visitare, sempre lo pone a mano
*Missionario gesuita maceratese Macerata 1552 Pechino 1610
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CULTURA CINESE
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