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dritta(benchènellepartisettentrionalidelregnosi ponga a mano sinistra); e molte volte, dipoi di alzati in piedi, l’altro ancora trapassa all’altra parte sinistra e fanno la stessa inclinatione ponendolo a mano dritta, come pagando l’honore che gli fece. E quando fanno questa cortesia nelle strade, si voltano ambedue alla parte settentrionale, in casa alla parte più alta e più fonda della sala, che anco suole essere al settentrione;peresserelostilediquestoregnoche tutti li palazzi, tempij e case fatte con buona regola, o tutta la casa, o almeno le sale per ricevere le visite, siano con la faccia al mezzogiorno, dove anco hanno la porta. Quandovoglionofarmagiorcortesia,operesser la prima volta che si veggono, o per esser molto tempo che non si videro per star lontani, o per congratularsi di qualche buona nova che hebbe o cosa che gli successe, o per darli gratia di qualche beneficio, o per esser qualche festa solenne, dipoi di fatta la detta inclinatione, si pongono ambedue di ginocchi et abassano la testa sino al suolo. E ritornando a levarsi in piedi, tornano a far la stessainclinatione,epoiporsidiginocchiconla testa in terrra; tutto questo quattro volte. Ma quandosifaquestoapersonamagiore,operesser suo padre, o superiore, o persona di molta autorità,quelloachisifasenestainpiedinelpiù altoluogodellacasasenzaporsiinginocchione,e solo, conforme alle persone, gli risponde alla cortesia con le mani unite, o facendo una inclinationenonmoltofonda,dalluogodoveegli
sta. Alle volte anco quando è molto cortese, mentre gli fanno queste inclinationi e genuflessioni, non vuol egli stare nel luogo alto della casa, ma si pone al lato per la parte di levante della sala. Questastessacortesiafannoaloroidoli,oincasa, o nei tempi avanti all’altare.
I servitori di casa et altra gente bassa, quando fanno cortesia, si pongono una sola volta inginocchioniavantialpadroneebattonotrevolte lafrontenelsuolo;ilchefannoallevolteagliloro idoli. E nel parlare non fanno altro che porsi al lato del padrone mentre gli parla; et a persona di alta dignità, tutte le volte che gli parlano, e inginochiati.
Oltre queste politie, non tanto lontane dalle nostre, ve ne ha un’altra assai strana ai nostri, che si usa nel parlare e scrivere, che fa esser questa lingua assai più difficile; et è, che non solo non parlano ad huomini honorati per tu, come né anco
noifacciamo,avendovarijmodiconformeallo stato di colui che parla e con chi si parla, ma né anco egli stesso, parlando di sé, dice io, se non fusseunomoltograveconaltroassaiinferiore;ma usano di altretanti modi di abasare a se stesso, come di alzare all’altro. Et un modo fra i più humili è nominar il proprio nome invece di io. Quando anco avviene parlare del padre, madre, fratello, figliuolo, figliuola, corpo, membri, casa, lettera,patria,esinoallamalatiadialtro,fanno tutto questo con un nome diverso dal commune, sempre di più gravità; e per il contrario, per l’istesse cose di chi parla, ve ne sono altretanti nomi diversi con qualche modo più basso del commune.Ne’qualimodiènecessariostaremolto esercitato, non solo per non esser tenuto per scortese o villano, ma anco per potere intendere quello che dir vogliono nel parlare e nello scrivere.
Nel visitarsi, anco persone parenti e ben conosciute tra di sé, ogni volta che uno visita all’altro in sua casa, o va a pagare la visita, entrato nella porta, dà un libretto con il suo nome scritto convarijmodidihumiltà,conformeallepersone che visitano o sono visitate; il quale il portiero presentaelasciaaquellocheèvisitatoe,sesono molti quei che sono visitati o visitano, molti anco sonoilibri.Sonoquestilibrettiordinariamentedi dodicifogliaedicartabianca,unpalmoemezzo lunghi,enelprincipioconuntagliodicartaroscia nelmezzo,espessevoltepostodentrod’unaborsa ancodicartabiancaeconl’istessotagliodicarta roscia di fuora. In questi vi è tanta varietà, che bisogna tenere in casa vinte e più cassette con titoli diversi e pieni di essi, per il continuo uso di ogni giorno. E così bisogna che nella portaria habbiamo un libro, come anco fanno tutte le persone gravi, nel quale di giorno in giorno scrivono quei che vengono a visitare, per potere dentro di tre giorni irgli a pagare la visita. Ma sì como, quando non stanno in casa o non possono uscire alla sala quei a chi visitano, lasciano il libro, così anco quando si paga la visita, basta lasciare in casa il nostro libro, e con questo restano sotisfatti. Questi libri, o quella righa solo in che si pone il nome, non è scritta ordinariamente nel proprio autore, ma basta esser scritta da qualsivoglia.
E, quanto è persona più grave, tanto è magiore la lettera che si scrive in essi; talché alle volte ogni lettera è di un dito in largo, e con dieci lettere empiono una righa dal capo del libro sino alla fine, secondo il loro modo di scrivere.
Nel mandare i presenti, anco quando qualcuno presenta le cose andando in persona a sua casa, usanodell’istessolibretto,e,oltreilsuoproprio nome, al modo già detto, scrive tutte le cose che dà di presente, una per una, ciascheduna nella propria righa molto attillatamente. Ma perché questipresentisifannospessissimamente,esono obligati a rispondergli con altro presente dell’istesso valore, non è tra loro nessuna discortesia non ricevere il presente che si manda o egli stesso ci porta, e non ricevere tutto quello che si manda. Soventemente se gli torna a mandare o tutto o parte di esso, senza sdegnarsi quello che presenta, mandando un altro libro dell’istessa forma, nel quale o dia le gratie del presente che riceve, o ricusandolo, o scrivendo le cose che
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