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sempre colpito per la sua complessità. Prima di tutto emerge che è impossibile non pensare, non compiere l’atto di avere dei pensieri siano essi di qualsivoglia genere e natura.
Nella prima parte, invece, Munemori parla di lasciare “libera” la mente che significa svincolarla da ogni pensiero, una sorta di pensieri in libertà che devono essere lasciati passare con leggerezza e senza alcuna particolare attenzione verso di essi.
Il concetto è poi ribadito nella seconda parte “non permetterle di fissarsi su un qualcosa”: quindi nessun pensiero predominante, ma una libertà totale di passaggio da un pensiero all’altro. Il termine “fissarsi” è qui usato come sinonimo di “imprigionarsi” totale antitesi del termine “libera”. Interessante il terzo punto “ricentrala infallibilmente”. Ma cosa significa “essere centrati”?. Credo che “occidentalizzando” il concetto possa essere reso con “concentrati”. La mente vuota predomina sull’azione perché la concentrazione sul presente evitasconfinamentiinutili,rimuginamentislegati dal senso dell’essenziale tipici delle persone indecise e riporta all’agire con determinazione.
Quello che secondo Munemori allontana dalla via, dal senso di verità e dalla purezza di pensiero è il senso d’illusione che si crea attraverso i pensieri inutili. Il samurai fa pulizia tra ciò che serve e ciò che intralcia e il pensare troppo rientra in quest’ultimo caso.
Nella vita di tutti i giorni lo stress che percepiamo è spesso generato dal conflitto tra pensiero e azione. Se da una parte siamo chiamati a riflettere su ciò che facciamo, dall’altra siamo pressati dalla necessità di agire, prendere decisioni rapidamente e accettarne le conseguenze che, a volte, sono disastrose.
Ed è per questo che, nell’ultima parte del suo trattato, Munemori parla di “La spada che dà la vita” in quanto debellato il caos prodotto dai pensieri inutili non resta che la visione chiara di ciò che si può fare in quel momento con estrema lucidità e soprattutto elasticità.
Per la precisione questo concetto di “mente vuota” o “mente svuotata” viene chiamato “mushin no shin” ed è un processo che, per inciso, risulta particolarmente difficile soprattutto per menti come le nostre impegnate costantemente nella risoluzione di problemi spesso creati da altri menti. Ma com’è possibile passare da uno stato di non pensiero ad uno stato di azione (nel caso dei samurai spesso spietata) con la convinzione di avere agito bene?
Anchequiimaestriciaiutanoattraversocodici comportamentali lineari e di chiara esecuzione.
Shiba Yoshimasa (1350 - 1410) fu poeta e guerriero. Scrisse il Chikubasho, una lista di precetti in cui vengono presentati i doveri del samurai, l’importanza della compassione (non come pietismo, ma come attenzione sociale ai più bisognosi), l’uso dell’empatia come mezzo di comunicazione e soprattutto l’importanza di affinare i sensi attraverso l’arte e lo studio delle
manifestazione della bellezza. Yoshimasa parla anche di un altro aspetto molto importante: la reputazione soprattutto nel clan (oggi lo definiremmo social reputation).
“Il carattere e la profondità del cuore si possono cogliere nella sua condotta, perciò ci si dovrebbe comportare come se anche i muri avessero occhi...” ci dice il maestro Yoshimasa anticipando che per ottenere uno stato di mente elastica è importante essere prima di tutto retti e devoti verso i sette principi base ai quali ogni samurai deve scrupolosamente attenersi, principi che erano trasmessi oralmente da maestro ad allievo:
Gi: (Onestà e Giustizia) “Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell’onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”.
Yu: (Eroico Coraggio) “Elevati al di sopra delle massechehannopauradiagire,nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte”.
Jin: (Compassione) “L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una. La compassione di un samurai va dimostrata soprattutto nei riguardi delle donne e dei fanciulli”.
Rei: (Gentile Cortesia) “I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini. Il miglior combattimento è quello evitato”.
Makoto - Shin (Completa Sincerità) “Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa”
Meiyo (Onore) “Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e leazionicheneconseguonosonounriflessodi ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso”.
Chugi (Dovere e Lealtà) “Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile”. Questi sette principi, che reputo di estrema
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2014

