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lega insieme la Terra, il Cielo, gli spiriti, gli antenati e la vita umana. Questo ordine va riconosciuto, rispettato e riprodotto dagli uomini nell’organizzare la loro vita sulla terra. Nasce così la società cinese nella forma dell’impero gerarchicamente strutturato, sulla base del presupposto che vi deve essere una fedele corrispondenza tra la struttura del cosmo e la organizzazione della vita umana sulla terra.
Prima del duemila a.C. esisteva in Cina una frammentazione politica del territorio che conosceva una specie di sistema feudale nel quale il signore esercitava funzioni sacerdotali di intermediario tra il popolo e gli dei. Fin dal più remoto periodo Chou, che va dal 1122 al 600 a.C., si costituisce uno stato unitario di carattere feudale. L’imperatore diventa il legame che unisce il Cielo al popolo; anzi, egli è il figlio del Cielo e garantisce l’ordine sulla terra come esiste l’ordine del cosmo di cui l’organizzazione imperiale deve riprodurre il modello. I cinesi pensavano che la Cina fosse il centro della terra, ritenevano addirittura che il mondo intero si riducesse alla Cina; infatti erano persuasi che ai margini della Cina ed intorno ad essa esistessero solo pochi territori e popolazioni minuscole di nessuna importanza. Questa concezione si spiega forse con il fatto che i cinesi sono vissuti per millenni isolati e separati dal resto del mondo da frontiere naturali. Comunque ritenevano che l’imperatore era il sovrano del mondo intero, il rappresentante del Cielo sulla Terra; tutti quindi dovevano accettare la sua sovranità perché sottomettendosi a lui gli uomini riconoscono l’autorità del Cielo. Secondo questa impostazione il potere deriva dal Cielo all’imperatore e dall’imperatore ai suoi rappresentanti in tutte le regioni dell’impero, che lo esercitano in suo nome. L’imperatore offre i sacrifici al Cielo e alla Terra madre secondo un rituale prestabilito molto minuzioso. Si tratta di un culto ufficiale che è reso dal sovrano a vantaggio di tutto l’impero, e dai suoi rappresentanti o funzionari nelle diverse regioni o provincie a vantaggio degli abitanti dei territori ad essi affidati e da essi governati. In questo modo, e cioè essendo sottomessi all’imperatore, vivendo inseriti nell’ordine politico e sociale da lui stabilito, con i sacrifici che egli e i suoi rappresentanti offrono e conducendo tutti, imperatore e sudditi, una vita virtuosa, si ottiene la felicità, che riguarda essenzialmente l’esistenza terrena e consiste sostanzialmente nella longevità, nella ricchezza, nella salute ed in una morte serena.
Questa impostazione, chiaramente stabilita e codificata già ai tempi della dinastia Chou (1122-600 a.C.) è restata in vigore fino al termine del sistema imperiale cinese con la caduta dell’ultima dinastia, quella dei Manciù, nel 1912. Quando questo sistema di organizzazione dello Stato si troverà ad affrontare una profonda e pericolosa crisi di disgregazione, tra il VI e il V secolo a.C., sorgerà la figura di Confucio che si propone con il suo insegnamento di consolidarlo e di rinnovarlo richiamandosi all’antica saggezza.
prima parte - continua nel prossimo numero
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2014


































































































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