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non sia più che uno o doi, per il pericolo che vi è di disviarsi con la conversatione di altri.
Si danno in questa scientia tre gradi per compositione a tutti quei che vogliono venire all’esame. Il primo grado si dà in ogni città, nel luogo che chiamano la schuola, come sopra habbiamo detto, da un grande letterato posto dal Re, in ogni provincia il suo, che chiamano Thihio; et il grado si chiama di siuzai, che risponde al nostro maestro. Il Thihio continuamente va per tutte le città della sua provincia esaminando e dando gradi in ciascheduna di esse a vinte o trenta persone senza excedere il numero determinato. Sicché, arrivato il Thihio ad una città, concorrono tutti gli studianti di quella città, e non di altra, che vogliono essaminarsi per questo grado, che alle volte sono più di quattromilia. ll primo esame si fa da quattro letterati, che sempre risiedono nella schuola, sostentati dal Re a questo effetto. Il secondo fanno i Prefetti della città e di tutta quella regione, i quali presentano intorno a 200 delle migliori composizioni al Thihio. A questi fa l’ultimo essame l’istesso Thihio e sceglie venti o trenta dei migliori e gli dà il grado di siuzai, incorporandoli nella schuola con quei degli anni passati.
Sono questi siuzai una parte molto principale del corpo della città, de’ quali si fa molto caso da tutti. Tengono vestito, berretta e stivali proprii, che altri non possono vestire; nel visitare i magistrati tengono anco proprio luogo e fanno cortesia più grave degli altri; hanno molti privilegij, e sono solo sogetti in certe cose al Thihio et ai quattro magistrati della schuola; e non si pongono altri magistrati facilmente a castigarli ne’ loro delitti.
Il Thihio, oltre l’admettere i novi a questo grado, fa anco l’essame degli altri siuzai antichi e, conforme alla compositione, fa cinque ordini. A quei del primo ordine dà premio e potere di conseguire certi offitij non molto grandi, senza ottenere altro grado: a quei del 2° anco dà premio, ma manco che ai primi; a quei del 3° lascia nel suo stato di prima; a quei del 4° castiga publicamente battendoli con la sferza; a quei del 5° toglie le vesti di siuzai e li priva del grado. E questo fanno per obbligarli a studiar sempre e non scordarsi di quello che hanno imparato.
Il 2° grado è di chiugin, che risponde al nostro licentiato, il solo si dà di tre in tre anni su la ottava luna senza fallo, nella città metropolitana di ciascheduna provincia dove si fa l’essame. E non si dà a tutti coloro che lo meritano per sue lettere, ma solo a un certo numero, determinato dal Re in ogni provincia, ai migliori degli altri. Nelle due Corti di Pacchino e Nanchino si dà a cento e cinquanta; in Ciechiam, Chiansi, Fochien, a novantacinque, et ad altre altro numero, conforme al numero de’ letterati che vi suole essere in quella provincia. A questo essame non entrano se non i siuzai; non tutti, ma di ogni città e scuola se ne sciegliono, pure per essame di compositione dello stesso Thihio, trenta o quaranta. E così vengono a essere quattromilia e più persone nelle provincie più dotte. Dunque nell’anno de’ licentiati che fu, verbi gratia, l’anno 1609 e serà l’anno 1612, e così di mano in mano di tre in tre anni, come ho detto,
puochi giorni inanzi alla 8a luna, che viene molte volte ad essere la luna del mese di settembre, i magistrati di Pacchino propongono al Re da cento letterati assai buoni, accioché tra questi segnali trenta, cioè due per ogni provincia, per Presidente dell’essame e dar il grado di licentiato in ogni provincia; l’uno de’ quali è del Collegio de’ letterati del Re, che chiamano Hanliniuen, che sono i più excellenti di tutto il regno. Il Re non gli segnala se non tanti giorni avanti che per la posta, molto in fretta, possino arrivare a tempo alla provincia per la quale sono designati; con molta cautela che, dopo l’esser designati, non parlino con nessuno. Nella stessa provincia anco, da diverse parti, da’ magistrati sono chiamati molti letterati per dare la prima vista alle compositioni et agiutare i doi essaminatori della Corte.
In ogni metropoli di ciascheduna provincia sta fatto un palazzo, solo per questo essame, assai grande, tutto circondato de muri alti e dentro con molte stanze, per stare questi essaminatori e vedere le compositioni, molto secrete e commode. Nel mezzo vi è un grande cortile dove sono fatte più di quattromila celle o casette molto piccole, in ciascheduna de quali non cape altra cosa che un huomo con una tavoletta et un banchetto, senza potersi, quei che dentro stanno, né vedere né parlare l’uno con l’altro.
Arrivati alla metropoli i duoi essaminatori, così i duoi principali della Corte come gli altri, senza parlare con altri, né tra di sé, mentre dura l’essame, sono serrati dentro di questo palazzo, ognuno nella sua stanza. E intorno al palazzo tutto questo tempo, si fanno exquisite veggie di giorno e di notte, accioché nessuno di quei di dentro tratti niente con quei di fora, né quei di fuora con quei di dentro, né per parola né per lettere.
Si fanno, per dar questo grado, tre essami in tre giorni, e sono sempre gli istessi in ogni provincia, cioè il 9° giorno, il 12° et il 15° della ottava luna, e dura dalla mattina sino alla notte, con le porte serrate, perché la stessa città dà un desinare leggiero in quel dì a tutti quei che stanno dentro, essendo tutto apparecchiato il giorno avanti. All’entrare de’ siuzai, che si hanno da essaminare, si fa grandissima diligentia che non portino seco nessun libro scritto, ma solo doi o tre pennelli, con che si scrive la loro lettera, et il calamaro e intenta, con carta per scrivere e copiare la sua compositione. E così sono ricercati, sino a dentro delle vesti, penelli e calamari; e se gli ritruovano con qualche libro o cosa scritta, oltre non lasciarlo entrare all’essame, sono castigati severamente. Tanto che sono entrati, serrate e sigillate le porte, il primo giorno gli essaminatori di Pacchino propongono in pubblico a sua voglia tre sententie, cavate dai Quattro Libri, sopre le quali hanno tutti da fare tre compositioni.
Propongono anco di ciascheduna delle Cinque Dottrine quattro sententie per tema di altre quattro compositioni che hannno da fare; di questo ogni siuzai, piglia quelle della Dottrina in che si esercitò. Queste sette compositioni hanno d’essere elegantissime e di molto buoni concetti, guardando le regole della loro rettorica, e non può essere nessuna molto maggiore o minore di
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2014


































































































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