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     buona pronunciatione, che ripetano una parola et anco che dichino come si scrive; e, non avendo alle mani la penna, la scrivono col deto e con acqua, o con segni nell’aria e nella mano, percioché più chiaro è lo scrivere che il parlare.
A questa equivocatione di parola sovvengono loro con cinque accenti assai sottili con i quali diversificano quasi ogni parola o lettera, a tal che una sola sillaba nostra, pronunciata in cinque modi, significa cinque cose tra sè diversissime. Questa, mi pare, fu la causa che dal tempo antico questa natione fece molto più caso del bene scrivere che del bene parlare, e tutta la loro rettorica et eloquentia consista nella compositione, come quella di Isocrate; et il trattare tra loro con imbasciate, tutto è con penna, ancorché stiano nella stessa città.
In questo modo di lettera, parola per parola, vi è una grandissima commodità, che possono molti regni, di lingua diversissima tra sé, usare et intendersi con una stessa lettera, compositione e libri. Come in effetto avviene a questa lettera dalla Cina, che è anco commune al regno di Giappone, di Coria, di Cocincina e di Leuchieo, tanto tra sé diversi nella lingua che né una parola s’intendono gli uni agli altri; e con tutto facilmente si intendono nello scrivere senza imparare la lingua altrui. E dentro della stessa Cina in ogni provincia vi è una lingua propria, e molte volte più di una, non intesa dalle altre; e con tutto con lettera e libri tutto è una medesima cosa.
Con tutta questa varietà di lingue, ve ne è una che chiamano cuonhoa, che vuol dire lingua forense, di che si usa nelle audentie e tribunali, la quale si impara molto facilmente in ogni provincia con il solo uso; e così sino alli putti e le donne sanno tanto di questa che possono trattare con ogni persona di altra provincia.
Ho saputo che nel Giappone, oltre questa lettera, usano di un’altra propria, fatta con alfabeto simile alla nostra, con la quale scrivono la loro lingua senza aver bisogno di quest’altra moltitudine di lettere diverse; e forsi l’istesso avverrà agli altri regni sopradetti; ma nella Cina non vi è altro modo che questo. E così da fanciulli cominciano a imparare questa lettera e in essa si impiegano sino alla vecchiaia.
Questo, sebene non può lasciare di essere impedimento al fiorire delle scientie in questo regno, con tutto occupa molto l’animo loro e non gli lascia a sua voglia darsi agli vitij, ai quali la natura degli huomini è inclinata. Fu questo anco causa che venisse questa natione a fare un bello et elegante modo di compositione, con il quale spesse volte con puoche, non dico parole, ma con puochissime sillabe, dicono tanto che né in un nostro lungo discorso si potrebbe dichiarare. I loro libri cominciano, al contrario de’ nostri, come gli hebrei, a mano dritta; e scrivono d’alto a basso; e così vengono le righe ad esser contrarie alle nostre.
La scientia di che hebbero più notitia fu della morale; ma conciosiacosaché non sappino nessuna dialectica, tutto dicono e scrivono, non in modo scientifico, ma confuso, per varie sententie e discorsi, seguindo quanto col lume naturale potettero intendere. Il magiore filosofo che ha tra loro è il Confutio, che nacque cinquecento e cinquanta uno anni inanzi alla venuta del Signore al mondo, e visse più di settanta anni assai buona vita, insegnando con parole, opere, e scritti, questa natione. Laonde da tutti è tenuto e venerato per il più santo huomo che mai fusse nel mondo. E nel vero, in quello che disse e nel suo buon modo di vivere conforme alla natura, non è inferiore ai nostri antichi filosofi, excedendo a molti. Per questa causa nessuno de’ letterati pone in dubio nessuna cosa di quelle che egli disse o scrisse; e tutti i Re, sino adesso, lo riveriscono e (si) mostrano grati al beneficio della doctrina che da lui ricevettero. Per tutti questi secoli passati, sino ai suoi discendenti furno tenuti in grande conto, et il Re diede un titolo molto grande al capo della sua familia, che va sempre in sedia, con molto stato, rendita e grandi privilegij. Oltra di ciò, in ogni città e scuola, dove si congregano i letterati, per lege antica vi è il tempio del Confutio molto sumptuoso, dove sta la sua statua e il suo nome et titulo; et tutti i novilunij et plenilunij e quattro tempi dell’anno i letterati gli fanno una certa sorte di sacrificio con profumi et animali morti che gli offeriscono, sebene non riconoscono in lui nessuna divinità, né gli chiedono niente. E così non si può chiamare vero sacrificio.
Doppo questa scientia morale, hebbero i Cinesi anco molta notitia di astrologia et altre scientie di matematica. Nell’aritmetica e geometria furno più felici, ma anco questo tutto confuso. Fanno altre costellationi di stelle diverse dalle nostre, e pongono quattrocento stelle più che i nostri astrologhi, contando anco quelle che non sempre appariscono. Ma niente si curano di dar ragione delli phenomeni o apparentie, e solo procurano
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