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informativi di tipo medico ed interventi di educazione sanitaria.
In ogni gruppo vi possono essere da un minimo di 12 partecipanti ad un massimo di 15 partecipanti e possono essere inserite tutte le pazienti, poiché non ci sono limitazioni o vincoli dati da variabili quali l’età o il livello culturale.
Come accennato poco fa, ArmoniosaMente è basato su due aspetti in particolare e che si sono rivelati basilari nell’efficacia delle pratiche riguardanti la salute: la corretta informazione sanitaria e l’utilizzo di pratiche meditative.
Infatti, se da un lato è ormai evidente l’importanza che una corretta informazione sanitaria può svolgere nel creare l’aderenza del paziente alle cure e nel rafforzare il suo sentimento di fiducia verso quello che sta facendo, dall’altro è ampiamente dimostrato anche che la meditazione è un ottimo strumento pratico, utilizzabile dalle pazienti stesse per gestire lo stato di stress o ansia di cui spesso sono vittime.
Si è pensato di chiamare il protocollo ArmoniosaMente perché il suo obiettivo è appunto quello di agire sulla dimensione mentale delle pazienti, offrendo loro sia una buona informazione sanitaria sia l’apprendimento di una pratica meditativa che stimoli il loro potenziale di guarigione.
Il progetto si sviluppa nell’arco di undici incontri, a cadenza settimanale. Il primo incontro, tenuto dallo psicologo di riferimento, è di carattere prevalentemente introduttivo e serve per spiegare alle partecipanti quali sono le modalità secondo cui si svilupperà il corso.
Prima fase Parte informativa di educazione alla salute
Come si diceva, si è pensato di costruire il protocollo di ArmoniosaMente in modo tale da fornire alle pazienti la possibilità di partecipare ad una prima parte di incontri di carattere puramente informativo. L’idea di base è che ricevere informazioni chiare e dettagliate rispetto alla propria situazione di malattia e all’iter terapeutico da seguire abbia un ruolo rilevante nel rendere il paziente più aderente alle terapie. Laddove, con il termine aderenza, si intende la misura in cui ogni paziente segue le raccomandazioni formulate dalla propria equipe sanitaria.
Secondo un report della OMS (2003) di media soltanto il 50% dei pazienti con malattie croniche e che si sottopongono a trattamenti di lunga durata, sono aderenti alle terapie. Allo stesso modo, molti studi (Marin et al. 2010; Noens et al. 2009; Patridge et al. 2010) mostrano che i pazienti affetti da malattie oncologiche non aderiscono quasi mai al 100% alle loro terapie e che la mancata aderenza nei pazienti oncologici è un fenomeno molto più diffuso di quanto generalmente si creda.
Uno dei primi studi ad aver esaminato e verificato la non completa aderenza alla terapia, da parte dei pazienti con patologie oncologiche, è stato pubblicato nel 1983 ( Hoagland, Marrow, Bennet e Carnike, 1983) e da allora diverso studi hanno preso in considerazione il tema dell’aderenza alle terapie, per esempio, in pazienti oncologici costretti ad assumere anche farmaci antibiotici (Adachi et al. 2010) o in pazienti con
tumore alla mammella che assumevano terapie per via orale (Haeshman et al. 2010; Mayer et al. 2009; Moore, 2010).
Ecco allora che si è pensato che una corretta e completa informazione potesse diventare uno strumento utile ed uno strumento efficace per aumentare il livello di aderenza alle terapie da parte delle pazienti. Fornire le informazioni indispensabili consente di far comprendere al paziente perché può essere particolarmente importante per lui mettere in atto un certo comportamento, aumentando il suo grado di consapevolezza e quindi di motivazione verso di esso. Capita spesso che la messa in atto di un comportamento dipenda dal grado di motivazione ad esso connesso e che quest’ultimo dipenda a sua volta dalla quantità di informazioni, ad esso relative, che abbiamo in nostro possesso.
Se i pazienti non sono addestrati, informati, educati adeguatamente e se non hanno ben chiara la loro situazione di malattia, il loro piano terapeutico o gli effetti causati da un’assunzione inadeguata di alcuni farmaci, ci può essere una riduzione della loro qualità di vita, un aumento della frequenza delle visite mediche, una maggior probabilità di necessità di ri-ospedalizzazione (Ruddy, Mayer, Patridge, 2009).
Per questo i primi incontri del protocollo sono stati pensati proprio nell’ottica di fornire una vera e propria educazione alla salute, basata su un’informazione chiara, che eviti tecnicismi di difficile comprensione, che cerchi di dare un’organizzazione coerente alle informazioni, che lasci spazio ai dubbi e alle domande delle pazienti.
Anche i risultati ottenuti dall’applicazione del protocollo di ArmoniosaMente in ospedale, come vedremo, saranno una dimostrazione della relazione tra la conoscenza e la motivazione all’aderenza alle terapie.
Nello specifico, la prima parte è composta da sei incontri che sono tenuti da tutti i medici specialisti che le pazienti incontrano durante il loro percorso di trattamento. Il primo incontro è diretto dal senologo, che sensibilizza le pazienti ad esempio sul tema dello screening mammografico e quindi della prevenzione; nel secondo incontro le pazienti incontrano il chirurgo, che presenta loro le varie possibili tipologie di intervento chirurgico cui potrebbero essere sottoposte; il terzo incontro è diretto dall’oncologo, che mostra loro differenti tipi di trattamento e spiega in quali casi e perché ne viene scelto uno piuttosto che un altro; nel quarto incontro le pazienti hanno la possibilità di confrontarsi con il radioterapista che spiega l’importanza di quel tipo di trattamento; il quinto incontro è condotto da una dietologa, che ha l’occasione di sottolineare l’importanza di una corretta alimentazione; il sesto ed ultimo incontro è tenuto da un medico specialista dello sport che, coerentemente con l’incontro precedente, rafforza l’importanza dei uno stile di vita sano e di una attività motoria costante per prevenire episodi di ricaduta.
Gli obiettivi di questa prima fase quindi sono: offrire una corretta informazione sul tumore alla mammella e sui trattamenti conseguenti; sviluppare un atteggiamento mentale fiducioso nei confronti delle terapie; consentire ai medici di
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