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Un’esperienza di medicina integrata, la meditazione in oncologia
Margherita Galli*, Gioacchino Pagliaro**
1. La meditazione
Le definizioni di meditazione possono essere molteplici e non sempre coincidenti tra di loro, poiché vi sono connotazioni differenti del termine a seconda della tradizione culturale e filosofica a cui si fa riferimento.
Il termine sanscrito utilizzato per definirla è “samadhi” e contiene tanto gli aspetti religiosi quanto quelli spirituali, filosofici e terapeutici, il ché permette di accostarsi alla meditazione continuando ad aderire liberamente alla propria cultura di appartenenza.
Con il termine meditazione si intende un addestramento alla presenza mentale che, attraverso l’acquietamento della mente ed un livello più profondo di consapevolezza, agisce contemporaneamente sul piano mentale, spirituale, energetico e fisico (Pagliaro 2013).
Ad oggi la meditazione può essere ritenuta anche una vera e propria forma di terapia poiché si è rivelata una pratica utile a liberare l’essere umano dalla sofferenza. Ci permette, infatti, di liberare la nostra mente dalle condizioni di malessere e dalle distorsioni cognitive e mentali. In questo senso lo scopo della meditazione è quello di migliorare la qualità della vita, liberandosi da emozioni e fattori mentali nocivi e da tutto ciò che turba o affligge (Pagliaro, 2004).
Sono ormai numerosi gli studi scientifici che sembrano dimostrarne l’efficacia. A partire da quelli condotti negli anni ’30 dalla cardiologa francese T. Brosset, per arrivare a quelli condotti negli anni ’60 da Benson e che hanno permesso di dimostrarne gli effetti benefici nel trattamento di alcuni disturbi digestivi, di alcune patologie
cardiovascolari, di alcune forme di cefalea o quelli di D.Goleman, R.Wallace, J.Gordon, R.Davidson e J. Kabat-Zinn che hanno poi cercato di verificarne l’efficacia su disturbi psicologici, come stati depressivi o attacchi di panico. Più nello specifico, a livello fisiologico, è ormai ampiamente dimostrato che, durante la meditazione: diminuisce la frequenza del ritmo respiratorio e del ritmo cardiaco, aumenta il flusso sanguigno nei muscoli del corpo, il cervello emette onde cerebrali di tipo alfa e teta (onde tipiche del rilassamento e simili a quelle del sonno profondo (T.Hirai, 1975), vi è una riduzione dell’attività metabolica, diminuisce la tensione muscolare, si regolarizza la pressione sanguigna, in molti casi si ristabilizza la funzionalità del sistema immunitario e c’è una regolazione a livello della chimica del sangue (Benson, 1976). A livello psicologico, invece, D.Goleman (1976), importante studioso statunitense, ha analizzato gli effetti della meditazione nel trattamento di stress e ansia, scoprendo la sua efficacia anche su diversi tipi di disturbi di tipo psicologico. Meditare, infatti, sarebbe risultato essere utile a diminuire lo stato di tensione interna, ad aumentare e favorire uno stato di tranquillità, ad aumentare le nostre capacità attentive e di concentrazione, a migliorare il rapporto con noi stessi, a generare apertura e disponibilità nei confronti degli altri e a sviluppare uno stato mentale sereno.
Focalizzando l’attenzione, per esempio, su situazioni di malattia cronica, una ricerca ha cercato di evidenziare gli effetti della meditazione sui sintomi fisici e psicologici ad esse connesse, dimostrando una diminuzione dei livelli di dolore,
*Psicologa, Borsista per i Progetti di promozione della salute presso l’AUSL di Bologna. ** Direttore UOC Psicologia Clinica Ospedaliera, già Professore a contratto di Psicologia Clinica, Università di Padova
MEDICINA INTEGRATA
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2014


































































































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