Page 22 - Numero20-2_2017
P. 22
Il camice strappato: il medico occidentale
tra modello disease centred e patient
centred
Angelo Ciotta*
Il modo di affrontare la malattia e il malato in Occidente ha creato una sorta di scisma, di rottura nell’approccio alla persona che si esprime in due modelli clinici antitetici: il modello clinico disease centred e il modello clinico patient centred. Questi due approcci sono a loro volta l’espressione pratica dei modelli teorici della E.B.M. (Evidence Based Medicine) e della C.P.M. (Centred Patient Medicine).
Negli ultimi anni si è assistito ad una metamorfosi degli attori del binomio medico-paziente: da un lato la figura e l’identità del medico è cambiata, come cambiata risulta essere la funzione stessa dell’ospedale nella gestione e tutela della salute dei paesi occidentali, costretti a intervenire per frenare la crescente spesa sanitaria. Non meraviglia, pertanto, che, oggi, appaia desueto il termine ospedale per designare il luogo di cura per eccellenza mentre si preferisca, ritenendolo più appropriato, quello di azienda ospedaliera. Dall’altro il paziente lascia il posto alla figura dell’utente-cliente (mutuata dal mondo dell’economia).
In questo scenario economico l’azienda non può che offrire un “pacchetto di servizi” cui si può accedere e di cui si può fruire al fine di garantire, nel rispetto della dignità della persona, il raggiungimento degli scopi aziendali magari con un bilancio economico in positivo. La salute diventa un bene di consumo al pari di qualsiasi altra merce con produttori e consumatori, rispettando le fredde leggi del mercato. Più correttamente gli autori anglosassoni parlano di disease mongering (letteralmente mercificazione,
commercializzazione della malattia). Con questo termine si indica la messa in vendita di disturbi che allargano la linea di confine tra malattia e salute al fine di ampliare il mercato per il business delle industrie che vendono il prodotto farmacologico appropriato. E sia il medico che il paziente oggi si trovano ciascuno per la sua parte nelle mani dell’industria farmaceutica che per ovvi motivi di economia aziendale pensa più al bene malattia che al bene salute essendo la prima più redditizia della seconda.
A seguito di tali trasformazioni culturali si è passato dal paradigma bioetico e deontologico della medicina paternalistica, con tutti i limiti che la caratterizzavano, ad un modello aberrante del rapporto medico-paziente: la medicina difensiva, frutto di una frattura profonda dell’essere del medico.
La crisi del rapporto medico-paziente è diventata, ormai, consolidata realtà, oggetto di dibattito epistemologico e filosofico sul presente e sul futuro della medicina, dopo decenni di silenzio sulla scienza medica, che sembrava ormai confinata ad un pur rispettabilissimo ruolo di semplice e mera prassi, sempre più tecnologizzata e disumanizzata. Pertanto il medico è diventato, nell’opinione corrente, con propria e senza propria colpa, un tecnocrate supposto infallibile e per questo irrimediabilmente e inevitabilmente colpevole in caso di errore. A complicare i rapporti gli orientamenti giurisprudenziali che, sempre più spesso, giudicano il rapporto medico-paziente come una forma di contratto da cui deriva un’obbligazione di risultati oltre che di mezzi.
*Medico agopuntore, medico di medicina generale e bioeticista
MEDICINA INTEGRATA
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2017

