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pietre ad altissima temperatura battute e ribattute i metalli: sciamani di un divenire continuo che necessità l’arte del calore e del saperlo controllare. Nei miti che ci sono stati tramandati così come nella vita quotidiana vediamo che il fuoco non si limita a distruggere, ma ha la caratteristica di fare risorgere la vita e, in senso più ampio, nuove opportunità dalle sue stesse ceneri. Ne sono un esempio lampante le brucianti passioni che, a volte, dopo essere divampate ed estinte, creano nuove idee o nuovi rapporti aiutando la persona a crescere e cambiare. Ed è per questa ragione che dietro ad ogni rito, magico o religioso, esiste sempre il fuoco, tanto distruttore quanto creatore.
La fiamma dentro di noi
“Poca favilla, gran fiamma seconda” (Dante, Paradiso).
Ildegarda di Bingen, religiosa benedettina e naturalista tedesca, vissuta intorno all’anno 1000 era convinta che una lingua di fuoco emessa da Dio, con le fattezze di un occhio fiammeggiante avesse colpito la sfera della terra ancora carica di oscurità e di caos. La terra avrebbe quindi reagito creando il cielo e dando l’avvio nel cuore degli esseri umani, ancora argilla, quello spirito vitale capace di trasformarli in uomini senzienti.
La fiamma è quindi dentro di noi. È una fiamma spesso nascosta, che va rivelata o alimentata, ma esiste in ognuno di noi e ci guida, secondo la filosofia taoista, non solo nelle scelte della vita, ma anche nel divenire più o meno “riflettenti” della nostra luce interiore. Noi esprimiamo questa luminosità attraverso la nostra intelligenza, la spiritualità, la chiarezza psicologica con cui affrontiamo la vita.
Quando incontriamo persone che hanno una visione limpida delle cose, libertà di analisi e spirito creativo, secondo la filosofia taoista hanno dentro di sé il Principio Fuoco.
Se sappiamo comprendere il mondo lo dobbiamo alla qualità del Principio Fuoco dentro di noi: l’intero universo delle emozioni dipende dal Principio Fuoco e dalla passione con la quale le affrontiamo. Nascono perciò gli slanci verso la vita, l’ottimismo, gli entusiasmi, la facilità di dialogo e di sostenere una tesi, l’ardore che anima le nostre discussioni e, quando è in eccesso, il Principio Fuoco diventa violenza.
Il fuoco dentro di noi è il potenziale incendiario delle idee: qui nascono non solo scoperte scientifiche, ma opere d’arte, le grandi rivoluzioni filosofiche o politiche. Come le scintille nascono da cariche elettriche opposte che si attirano o si respingono, nello stesso modo il fuoco delle passioni accende gli uomini e questa scintilla diventa amore, rabbia, violenza o impegno indefesso e instancabile animando il nostro organo più vitale, il cuore.
Il cuore è l’estate della vita
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”, Pascal
Nella filosofia taoista il Cuore viene associato all’estate. Sempre per i Taoisti il cuore è “l’imperatore degli organi” da cui dipendono intelligenza e coscienza e questa relazione è talmente forte che qualsiasi squilibrio del cuore si riversa su tutti gli altri organi. “Il cuore controlla vasi e sangue tramite il Ministro del Cuore (che vicaria i compiti del cuore nelle faccende quotidiane e lo difende dagli insulti lesivi. È come il primo ministro imperiale che ne fa le veci nelle normali relazioni con gli altri organi), è la sede del pensiero, della mente, si apre sulla lingua che lo rappresenta” (C. Moiraghi).
A livello fisiologico questo organo è collegato alla lingua e ai vasi sanguigni.
A livello psicologico è invece collegato alla coscienza, all’intelligenza alla passione, ma anche alla violenza e alle reazioni immediate.
Da qui l’inevitabile paragone all’amore passionale che brucia, che consuma e che fa perire.
Una delle immagini del cuore più ricorrenti nella mia memoria è quella del cuore ferito di Gesù. Nell’iconografia cristiano cattolica viene spesso rappresentato in modo truculento circondato da una corona di spine, trafitto e sgorgante sangue a fiotti come una fontana, mentre all’apice questo cuore sacro lascia spuntare altri simboli evangelici come spighe, tralci d’uva e l’inevitabile croce. Pur capendo che la rappresentazione vuole simboleggiare l’estremo sacrificio compiuto da Gesù sulla croce credo che a nessun bambino possa sfuggire l’impatto di tale immagine fino a rimanere radicata, come nel mio caso, nella mente e nella memoria.
Il cuore è il nostro centro vitale: quando cessa di battere la morte è ormai sopraggiunta e il primo segno evidente nel grembo della madre della vita che nasce è proprio il cuoricino palpitante del nascituro che inizia a interagire con la madre proprio attraverso questo battito. Una favola africana racconta che il suono del tamburo è nato con le origini della vita umana, quando il ritmo del battito della terra riempì l’aria del suo Spirito ed entrò nei corpi degli uomini. Questo battito portò alla creazione del tamburo come richiamo al pulsare del cuore della Madre Terra.
I nostri sentimenti e le nostre emozioni transitano attraverso il cuore: batte forte quando siamo emozionati o abbiamo paura, più lentamente se siamo rilassati o se stiamo meditando o dormendo. Le variazioni del battito cardiaco sono proprio il metro di misura per quantificare l’intensità delle nostre emozioni.
Quando dobbiamo dichiarare la pienezza del nostro amore diciamo “con tutto il cuore” ed è proprio con lo stesso trasporto che, per esempio, nella tradizione Ebraica si tramanda la preghiera più famosa che viene recitata più e più volte al giorno:
“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza. Queste parole, che ti ordino oggi, saranno sul tuo cuore: le ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando siederai in casa tua e quando camminerai per strada, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2015

