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Riflessologia ed emozioni: estate e quinta stagione - le emozioni gioia e riflessione
Paolo Bianchi*
“Di lunga durata non c’è nulla al mondo, e anche la gioia, nell’istante che tiene dietro al primo, non è già più tanto viva; al terzo istante diventa ancora più debole, e infine insensibilmente si fonde col nostro stato d’animo abituale, come sull’acqua il cerchio prodotto dalla caduta di un sasso si confonde infine con la liscia superficie”.
(Gogol, Il naso, da Racconti di Pietroburgo)
“Tutte le grandi gioie si somigliano nei loro effetti, a differenza dei grandi dolori che hanno una scala di manifestazioni molto variata”.
(Nievo, Le confessioni di un italiano)
“Il pensiero è il più grande nemico della perfezione. L’abitudine di riflettere profondamente è, sono costretto a dirlo, la più pericolosa fra tutte le abitudini dell’uomo civile”.
(Conrad, Vittoria)
“Un uomo tirava a sorte tutte le sue decisioni. Non gli capitò maggior male che a quelli che riflettono”.
(Valery, Tel Quel)
Estate: fuoco, gioia, cuore
“Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera l’invidia e tenta puerilmente di guastarla”, (Ennio Flaiano). “Ancora e ancora, il grido instancabile delle cicale trafigge l’aria afosa dell’estate come un ago al lavoro su uno spesso panno di cotone”, (Yukio Mishima).
Il fuoco accende e vivifica la terra col suo calore. Il primo calore che riconosciamo nell’estate è quello del sole. Gli ominidi, milioni di anni fa, incapaci di accendere il fuoco, ravvivavano le braci mantenendole sempre accese: impararono così a vedere nel fuoco un alleato che poteva essere utilizzato e gestito, ma che era altrettanto pericoloso e quindi doveva essere temuto. La prima scintilla della conoscenza è stata l’apprendere ad accendere un fuoco. Ancora oggi, per molte tribù africane il fuoco è considerato divino: vive, respira, si ciba, si riproduce, ma per poterlo ottenere servono abilità e condizioni particolari, quasi uno stato di grazia attraverso il quale il fuoco nasce e si manifesta. In queste tribù l’uomo che è abile ad accendere un fuoco è considerato alla stessa stregua di un santone, di uno sciamano, di un interprete delle divinità e gode di un posto di potere all’interno della comunità.
Molte le storie e le leggende legate al fuoco.
Per gli antichi egizi, la dea Sekmet, dà la vita al faraone difendendolo dai suoi nemici sputando fuoco e trasformandosi nell’occhio di Ra, il dio sole, l’occhio che incenerisce.
Nell’induismo il fuoco è Agni che immola e rinasce ogni giorno grazie alle dita delle fanciulle sacre e che si trasforma in Rudra e nelle sue manifestazioni.
Per gli alchimisti il fuoco era Sulphur, un fuoco segreto che rivelava l’essenza della vita della materia e permetteva agli artigiani di produrre manufatti. Dalla terra scaldata dal fuoco nascono così i vasi, dalla sabbia arroventata il vetro, dalle
*Counselor, Esperto
in processi formativi, esperienziali e discipline bionaturali. www.formazionez ero.blogspot.com
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CULTURA CINESE
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2015

