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spirituale con il quale anela a mettersi in contatto; la comunicazione tra lo “spirito incarnato” che è l’uomo e gli spiriti che vivono senza corpo costituisce un desiderio e nello stesso tempo un problema per l’uomo stesso.
Il Cristianesimo offre una risposta a tali esigenze e propone delle indicazioni sulle possibili relazioni tra il mondo umano e il mondo dei puri spiriti. Innanzitutto secondo la rivelazione cristiana non si può parlare dell’uomo e di spiriti senza chiamare in causa Dio. Dio è il fondamento della vita e dell’essere dell’uomo, come è anche la causa e la vita delle esistenze spirituali. Nel Cristianesimo il mondo degli spiriti è purificato da ogni superstizione, da ogni magia e da ogni dimensione mitologica; l’esistenza degli spiriti è separata dall’esistenza propria degli elementi naturali. Gli spiriti si relazionano a Dio, ma possono anche relazionarsi, nell’ambito del disegno di Dio, con gli uomini. Particolare attenzione riserva la dottrina cristiana agli “spiriti umani” usciti dall’esistenza fisica e intramondana, che vivono in Dio o protesi al raggiungimento pieno di Dio; è il riferimento a quelli che con immagini e linguaggio tradizionale si dicono il Paradiso e il Purgatorio. L’uomo vivente nel tempo della storia del mondo può comunicare con gli “spiriti” e con le “anime”. Questa comunicazione non è però prerogativa di alcune persone quasi fossero addette a tale compito, e neppure è frutto di particolari accorgimenti di carattere fisico o psichico. Essa avviene nel desiderio, nella preghiera, nella volontà, nel reciproco amore e nella comunione di affetti e di sentimenti. Tutto questo non fuori o indipendentemente da Dio, ma in Dio stesso nel quale si realizza ogni comunione ed ogni vicendevole scambio. Gli spiriti possono aiutare l’uomo. La tradizione cristiana conosce la dottrina sugli angeli custodi. Questo aiuto è però da collocare nell’ambito del disegno globale di Dio che relaziona uomini e spiriti in vista di un comune destino di universale beatitudine in lui. Quanto agli spiriti che furono anime umane viventi nel mondo fisico, si afferma che possono ricevere aiuto, se ne hanno bisogno, dagli uomini, così come possono anche offrirne ad essi: è la fede nella “Comunione dei Santi”; sempre nella prospettiva più ampia del piano universale di Dio che tutti, uomini, spiriti ed anime, unisce a sé come fine ultimo, desiderato, cercato, amato.
Ciò che lo Sciamano vuole ottenere dagli spiriti, il Cristianesimo dice che è da cercare in Dio, e ciò che Dio offre è più grande, più decisivo e veramente salvifico rispetto a quanto lo Sciamanesimo ritiene che gli spiriti possano procurare a vantaggio degli uomini. Secondo la fede cristiana, va precisato, che quanto detto, tutto avviene in Cristo e per Cristo; Egli è infatti l’unico mediatore tra noi e Dio e il fondamento della “Comunione dei Santi”.
È forse opportuno anche osservare che a volte si ha l’impressione che nell’ambito della religiosità cristiana come è vissuta concretamente, atteggiamenti di carattere sciamanico siano presenti. Basti pensare a certi modi di rapportarsi con i defunti o al ruolo attribuito da alcuni strati di fedeli al ministro ordinato, il sacerdote, inteso come colui che può ottenere particolari effetti o risultati perché ha la “chiave” che gli permette di
intervenire tra le potenze del mondo spirituale. L’atteggiamento sciamanico è quasi istintivo nell’uomo; esso va purificato o più precisamente superato, ma può anche inquinare alcuni aspetti della quotidianità dei cristiani. Il superamento dello Sciamanesimo è possibile solo nella conoscenza dell’unico vero Dio e nel rapporto corretto con lui; l’annuncio delle fede cristiana è la via che vi conduce.
Lo Shintoismo
Quando si parla di Shintoismo il pensiero va al Giappone e giustamente perché lo Shintoismo è la religione dei giapponesi. Esso fonda l’identità nazionale del popolo giapponese in quanto ne esprime i valori, ne conserva e tramanda le tradizioni religiose e ne interpreta la coscienza di unità nazionale.
La parola “Shinto”, di origine cinese, significa “via”; è la via dei “Kami”: i Kami sono le divinità. Concretamente lo Shintoismo risulta composto da un sistema piuttosto complicato di pratiche e cerimonie rituali che ogni appartenente al popolo giapponese accoglie ed accetta anche se eventualmente professasse una fede religiosa diversa dallo Shintoismo, fosse, ad esempio, buddista; i buddisti infatti sono numerosi in Giappone. Questo avviene perché nello Shintoismo ci si riconosce in quanto giapponesi, prima e indipendentemente che esso sia accettato come verità religiosa. La realtà religiosa shintoista è composta da elementi diversi in cui un posto particolare spetta alle divinità, ai “Kami” appunto, ma di cui fanno parte anche altre componenti, come gli spiriti o anche alcuni fenomeni della natura.
È difficile stabilire quando lo shintoismo è sorto e si è affermato in Giappone; gli elementi che lo compongono appartengono alla preistoria di quel popolo, mentre una identificazione di esso che lo distingue da altre religioni si può considerare iniziata nell’ottavo secolo dopo Cristo, quando dopo la diffusione del Buddismo, in Giappone si fa distinzione tra la religiosità tradizionale, denominata appunto Shintoismo, e le nuove credenze che vengono introdotte e che appartengono alla tradizione buddista originaria dell’India. All’inizio dunque lo Shintoismo era un complesso di riti, cerimonie e culti di carattere agricolo e legate alle forze e ai cicli della natura, che venivano officiate dagli Sciamani. A partire dall’ottavo secolo dell’era cristiana assume una dimensione politica. Fu in quel secolo infatti che la tribù dei “Yamako” che si era assunta il compito di officiare le cerimonie religiose e i cui capi si erano proclamati “Capo dello Stato”, attribuì origini divine all’imperatore e alla sua famiglia. In questo modo veniva legittimato il potere dell’imperatore e sacralizzato il suo governo e con esso tutto l’assetto della struttura sociale e politica. Queste caratteristiche di sacralità si sono conservate nella storia del Giappone fino al termine della seconda guerra mondiale quando la natura divina dell’imperatore è stata sconfessata in un certo senso dagli eventi bellici che hanno visto l’imperatore, considerato di natura divina, sconfitto e con lui abbattuta la potenza giapponese ad opera soprattutto degli Stati Uniti d’America. Per farsi una idea meno approssimativa dello Shintoismo
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