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bisogna fare riferimento a quattro elementi essenziali che lo compongono, lo strutturano e lo caratterizzano in tutta la sua realtà: le Cerimonie religiose, gli Scritti sacri, i Miti e i Templi.
Le Cerimonie religiose sono costituite da
preghiera, digiuni, offerte di oggetti personali o di
prodotti della natura, riti purificatori ed altro del
genere. Esse possono essere pubbliche, e queste si
svolgono in particolari tempi dell’anno e in luoghi
a ciò specificamente dedicati e riservati, oppure
private, quando i singoli le compiono per proprio
conto durante le visite che effettuano ai templi
nelle circostanze più significative della vita, come
ad esempio nella celebrazione dei matrimoni. Con
ai Kami che sono divinità, ma intese come forze della natura legate a particolari località geografiche, quali montagne, grotte, pietre, ma anche alberi o altro. Lo scopo è ottenere da essi protezione ed assistenza. Tra le cerimonie, particolare importanza hanno quelle rivolte ad ottenere la purificazione. Il concetto di purezza nello Shintoismo è fondamentale; esso è inteso come allontanamento della morte e di ogni altra contaminazione derivante da cattiva condotta; per condotta cattiva si intende quella che ostacola o non favorisce il bene del gruppo. La contaminazione impedisce di potersi presentare ai Kami e di rendere da essi accettabili le proprie richieste. La purificazione, che avviene attraverso procedure rituali ben determinate, restituisce quella specie di innocenza indispensabile per essere fedeli shintoisti.
Per quanto riguarda gli scritti a carattere religioso è da precisare innanzitutto che lo Shintoismo – particolarità non indifferente rispetto alle religioni – non ha una “Scrittura sacra“ in senso stretto, come non ha trattati teologici che studino Dio, la sua natura e la sua relazione con gli uomini. Tutto questo esula dalla mentalità giapponese per la quale la religione riguarda il mondo presente. Gli scritti a carattere religioso presentano dunque racconti mitologici o riferiscono la storia di templi shintoisti e a volte anche buddisti; oppure contengono le norme da seguire nella religione nazionale, nelle cerimonie che si svolgono nei templi o sul modo di amministrarli. I più antichi di questi libri a carattere religioso appartengono al secolo Vlll d.C., presentano racconti mitologici sul passaggio dal governo dei Kami a quello degli uomini, raccontano storie sulla costruzione di templi e danno indicazioni su cerimonie sacre. Il loro contenuto costituisce la base di quelle dottrine e di quei riferimenti religiosi che sono patrimonio comune del popolo giapponese; ad esso si fa riferimento in modo particolare nei momenti in cui si sperimenta più intensamente il sentimento di nazionalità, come avvenne, ad esempio, nel periodo immediatamente precedente la seconda guerra mondiale. Un’altra raccolta di libri religiosi appartiene al lX e X secolo d.C.; il suo contenuto è vario e spazia dagli avvenimenti politici alle preghiere da recitarsi durante le liturgie.
Questo complesso di scritti costituisce e contiene anche una specie di storia ufficiale del popolo giapponese, che prende le mosse da inizi leggendari o mitologici e arriva fino al lX secolo quando la storia ufficiale si può dire che si arresta
I miti propri della tradizione e della civiltà giapponese sono in stretto rapporto con gli scritti e la letteratura di quella cultura in quanto sono narrati e tramandati da essi, soprattutto dalle opere composte nel secolo Vlll. Le narrazioni mitologiche in particolare hanno lo scopo principale di mostrare l’origine divina dell’imperatore e della sua famiglia e quindi di costruire un fondamento sacro per il suo potere. La mitologia intende anche dare una spiegazione sull’origine del mondo e sulla sua conformazione, sulla natura del bene del male, sul mondo degli spiriti, sul luogo e sulla condizione dell’uomo dopo la morte. Tutti questi ambiti e riferimenti della mitologia vengono attribuiti all’ “Età degli dei”. Essa termina con il cosiddetto primo imperatore; a lui seguono dei regni di durata lunghissima, anch’essi sostanzialmente mitologici. Il primo sovrano storicamente fondato appartiene con probabilità al lll secolo dell’era cristiana. Qui si può dire che termina la mitologia del Giappone, o anche che qui comincia la sua storia.
Circa i templi è bene ricordare che il Giappone è caratterizzato in tutto il territorio dalla presenza di essi. I templi hanno dimensioni diverse, sono circondati da un recinto sacro ed hanno sviluppato un particolare tipo di costruzione che potremmo chiamare architettura sacra: i tetti e i portali sono gli elementi più caratteristici dei templi shintoisti che a volte incorporano strutture proprie dei templi buddisti. La parte più importante è quella centrale, una specie di stanza nella quale si ritiene che abiti la divinità. Spesso la stanza è vuota o vi si conserva uno specchio. I templi sono destinati ad onorare gli dei, i kami, e generalmente sono consacrati a specifici Kami. Fino al termine della seconda guerra mondiale, quando lo Shintoismo era la religione di Stato, i giapponesi avevano l’obbligo di fare riferimento ad un tempio al quale erano legati e per il quale dovevano versare dei contributi obbligatori; oggi tutto questo non esiste più. Solo il tempio di Yasukuni è un edificio sacro della nazione giapponese perché vi sono conservati i resti dei caduti in guerra e pertanto costituisce una specie di sacrario nazionale.
È difficile o piuttosto impossibile un raffronto tra il Cristianesimo e lo Shintoismo, siamo in ambiti e contesti del tutto diversi. Il Cristianesimo è da Dio e ha per scopo portare l’uomo a Dio. Nel possesso di Dio, già in questa vita ma in modo pieno e definitivo nella dimensione eterna, l’uomo raggiunge il suo fine ed entra nella felicità “piena e duratura”, che per altro non è qualcosa di distinto e diverso da Dio stesso. Anche lo Shintoismo, come religione, intende procurare la felicità umana che si può ottenere con l’aiuto delle divinità. Queste sono benevole nei confronti dell’uomo; i loro interventi sono sempre a suo favore. Gli dei vogliono arrecare all’uomo benessere, soddisfazione e felicità piena. Si tratta però sempre di una felicità che si realizza in questo mondo ed in questa vita; è quindi segnata dal limite, dal provvisorio e precario e cioè dalle caratteristiche della vita umana e di tutto ciò che è intramondano. Potremmo dire che lo Shintoismo è la religione della vita nel mondo e dei beni che il mondo può offrire. Essi sono doni degli dei, ma gli dei più di questo non offrono e non possono offrire. Il fine trascendente dell’uomo non rientra
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