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Massaggiare il capo e soprattutto il viso significa toccare il punto più vicino al centro di controllo del sistema nervoso. Se per molte culture la dimora del pensiero e delle azioni era il cuore, il petto o il fegato, soprattutto in Occidente il cervello è visto come un alambicco nel quale nascono idee e stimoli atte a creare azioni. Per i religiosi è la sede della coscienza e come tale di controllo del corpo e anche dello spirito. Testa e volto vanno sempre protetti: dal sole, dalla pioggia, dal freddo, ma anche dalle cadute di oggetti o dalla schegge di una granata perché per quanto ben protetto il nostro cervello va difeso in ogni modo. In molte tradizioni Orientali è proibito toccare la testa proprio per questo motivo.
Attraverso la testa, soprattutto il viso orientiamo ed estrinsechiamo emozioni e sentimenti, ma anche esprimiamo il nostro modo di essere. Il tocco sui punti riflessi incide direttamente su ciò che vogliamo rappresentare, sulla nostra maschera e sul nostro apparire verso l’esterno. La digitopressione quindi assume il significato di rafforzare ciò che mostriamo o di energizzare ciò che vorremmo diventare e mostrare agli altri.
Il piede
Il piede è il legame con il presente più stretto e immediato che ci ricorda che siamo fatti di terra, camminiamo sulla terra, alla terra torneremo. Prima ancora che il cervello immagazzini il senso del pericolo, il piede è già in movimento per la fuga. Sul piede si è detto moltissimo. Va da sé che il piede ci dirige verso i nostri obiettivi. Molti riflessologi sono convinti che per questa ragione sia possibile dall’anamnesi del piede, prevedere l’arrivo di malesseri e malattie con un larghissimo anticipo. Se così fosse dovremmo veramente baciare i nostri piedi e soprattutto dove si posano perché saprebbero indicarci sempre cosa stiamo diventando. Infatti in alcune scuole di riflessologia si ritiene che il piede sia fondamentale per dare il senso di marcia alla salute e al benessere della persona. Il percorso energetico si sviluppa proprio dai punti riflessi sulla pianta del piede creando interazione con visceri e organi. È come se dalla terra da cui proveniamo le energie debbano salire dal piede, attraverso tutto il corpo per elevarsi ed elevarci verso il cielo. Pe questa ragione il piede ritma le danze gioiose, accompagna il passo lento delle decisioni da prendere, diviene spedito quando l’obiettivo è chiaro e cadenzato quando deve incutere disciplina o rispetto nel cammino silenzioso che ci porta verso l’ignoto nell’ultimo viaggio.
Il riflessologo
Il riflessologo esperto che utilizza i punti su tutto il corpo deve sempre saper fare delle scelte in base alle esigenze dell’assistito; ecco perché le sessioni non sono mai una eguale all’altra.
Conoscere tutta la mappa riflessologica del corpo umano richiede molti anni di esperienza, continuo aggiornamento e grande dedizione, ma soprattutto l’umiltà del ritenersi solo uno strumento proprio come l’ago che nelle mani dell’agopuntore punge divenendo una “antenna” che capta energie dal cosmo irradiandole nel corpo e ripristinandone il flusso originario naturale.
Per questa ragione e per dare serietà alla pratica riflessologica molte scuole preparano i propri operatori non solo sotto il profilo tecnico, ma anche deontologico, tramite l’iscrizione in appositi registri e richiedendo un aggiornamento continuo
Ogni buon riflessologo è chiamato al rispetto dei propri assistiti, si attiene agli insegnamenti e avvia sperimentazioni solo in accordo coi propri maestri o con colleghi più esperti. Poiché è convinto di fare parte di un cosmo e di creare interrelazione tra questo, se stesso e il proprio assistito cura molto il suo stato fisico e psichico sottoponendo prima di tutto se stesso alla pratica riflessologica e magari ad altre pratiche energetiche interne come ad esempio il Qi Gong. Si possono trattare i propri assistiti solo quando si ha una buona forma e soprattutto una grande disponibilità all’ascolto. Inoltre, cosa molto importante, ogni buon riflessologo non deve considerare il proprio operato come il miglior rimedio in assoluto per tutti i mali del mondo, ma deve saper lavorare in team considerando prima di tutto il benessere del suo assistito. Non da ultimo, e parlo anche per esperienza personale, deve sapersi interfacciare con professionisti della salute che ritengono che il processo di autoguarigione stimolato dalla riflessologia sia uno strumento importante per ottimizzare le risposte farmacologiche o allopatiche in genere.
Riflessologia e stagioni
Ogni sessione di riflessologia è diversa dall’altra perché non solo cambiano le esigenze dell’assistito, a causa del variare delle sue emozioni, ma anche perché bisogna tener conto delle variabili date dalle diverse stagioni. Le scuole più tradizionali consigliano di lavorare molto considerando le stagionalità indicate della medicina tradizionale cinese. Quindi il breve schema precedentemente esposto può completarsi in questo modo:
tristezza: polmoni e grande intestino, autunno gioia: cuore e piccolo intestino, estate rabbia: fegato e vescica biliare, primavera riflessione: milza, pancreas, stomaco, “quinta
stagione” (fine estate) paura: reni e vescica, inverno
Riflessologia: cura dei mali?
Molte scuole lo sostengono. Alcune addirittura pensano che la riflessologia possa curare tutto. Personalmente ho sempre creduto e credo nelle integrazioni e ritengo che la pratica riflessologica possa aiutare la persona in molti momenti della sua vita soprattutto a livello energetico.
In fase preventiva: la continuità delle sedute aiuta la persona a stabilire equilibri psicofisici e quindi a costruire un piano educativo atto a conoscere sempre più se stessi, a investire del tempo per il proprio benessere, a ricercare il senso del piacere non come valore momentaneo, ma assoluto, fatto della costruzione di molti aspetti in uno scambio continuo tra mente-corpo e anima. Il tatto del riflessologo aiuta la persona a conoscere, apprezzare, migliorare gli aspetti corporei personali in relazione a una maggiore definizione di se stessi, a creare uno stato atto ad affrontare le difficoltà della vita con maggiore consapevolezza.
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