Page 51 - Olos e Logos n°11
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corno di alicornio, o di calambà, o di argento, o di oro, o di iaspe, che è il più grave. Si distinguono anco con il colore de’ ombrelli che gli portano sopre, quando vanno per le strade e cuoprono dal sole, essendo alcuni di colore azzurro, o turchino, o giallo, o leonato, con due doppie o con tre, et alcuni sono che ne possono portar seco più di uno. E finalmente si distinguono nell’hire a cavallo per le strade, che sono i più bassi, o andare in sedia, che sono i più gravi, hora portata da quattro persone, hora da otto, conforme alla dignità; oltre anco varie insigne di arme, di bandiere, di catene, di turibuli et altra gente che gli accompagnano e precedono con grandi grita, che mandano a tutti ritirarsi e non apparire nelle strade per dove passano con grande magnificientia, conforme allo stato di ciascheduno.
Per conchiudere questo capitolo, e dichiarar meglio questa materia del loro governo, porrò anco brevemente alcune altre cose che fanno molto a proposito al loro modo per il buon governo, et in che sono anco più diversi da’ nostri di quel che sono in nessuna delle sopradette.
Il primo è che, essendo questo regno sì grande e ripieno di gente, e fornito di vettovaglia e materia per fare legni, artigliaria et altri instrumenti di guerra, con che potrebbono facilmente soggettar al loro dominio almanco tutti questi regni vicini, con tutto questo né gli Re né gli sudditi si curano né trattano di questo, e stanno contenti con il suo, senza volere quello degli altri. Certo assai diverso dalle nostre nationi, le quali soventemente perdono i proprij regni per volere signoreggiare agli altrui e che, per la insatiabile voglia di alargare lo imperio, mai potero conservare il suo originale centinaia o migliaia di anni, come fecero i Cinesi. Et è cosa certa che, se qualche regno fuora del suo se gli volesse soggettare di sua propria voglia, non lo riceverebbono, e, se fusse ricevuto, non si ritruovaria nessuna persona letterata e grave che lo volesse ire a governare. E così penso esser cosa favolosa quello che scrivono alcuni nostri autori, che i Cinesi nel principio cominciorno a conquistare i regni circonvicini, et arrivorno sino all’India. Percioché, avendo io ricercato con molta diligentia le loro historie di più di 4000 anni, mai potetti ritrovare né un piccolo indicio di questo, né loro si preggiano di ciò; perché, domandandone ad alcuni litterati, mi rispuosero che né era vero, né poteva questo esser vero.
2°) Tutto il regno si governa per letterati, come di sopra ho detto, et in essi sta il vero e misto imperio, ai quali sono soggetti tutti i soldati e loro capitani; di tal modo che non vi è capitano nessuno, sia di quanto valore, di quante migliaia di soldati sotto di sé volete, che non trema e non si abassi inanzi ad un dottore e mandarino di lettere. E molte volte sono da lui battuti pubblicamente, come tra noi i putti delle scuole: e in tutte le guerre sempre vanno a esse i mandarini letterati, dai quali i capitani sono in tutto governati e diretti nelle battaglie, negli assalti, et in tutto quanto hanno da fare. Oltre che i danari della paga de tutti, soldati e capitani, e le vettuaglie dell’esercito, tutto sta in mano de’ letterati; e di questi fa più
caso il Re che di quanto dicono tutti i soldati e capitani, i quali puoco entrano in conseglio di cose di guerra. E da qui viene che nessuno huomo di animo virile si dà alle armi, e più tosto vuole essere un piccolo mandarino di lettere che di arme; e nel vero, e nella stima e nel giadagno e rispetto che ognuno gli tiene, è assai magiore. E, quello che più ci fa maravigliare, è che nel vero sono i letterati di molto più nobile animo e fedeli dello Stato, e che più facilmente nei pericoli morrono per la patria e per il loro Re, che quei che attendono alla guerra; o sia perché le lettere innobiliscono più l’animo loro, o sia che dai loro primi principij questo regno sempre avesse in più riputatione le lettere che le armi, per non esser dati a conquistare altri regni, come furno sempre i nostri popoli più all’occidente.
3°) La grande subordinatione che un magistrato inferiore tiene al suo superiore, e quelli fuori della Corte ai curiali, e tutti insieme al loro Re. La qual subordinatione dimostrano non solo nell’obedire molto apuntino, ma anco nel rispetto esteriore che gli mostrano, visitandoli a suo tempo e dandoli presenti, e quando vanno alle loro audientie, et in ogni luogo, parlandoli inginocchioni e con parole assai humili. E l’istesso fanno i sudditi ai suoi Governatori e Presidenti, ai quali parlano anco di ginocchioni nelle loro audientie, sebene sappino esser persone che puochi giorni o mesi avanti non erano niente, figliuoli di lavoratori et artegiani di molta bassa sorte.
4°) Nessuno può stare più di tre anni in un offitio senza esser di nuovo confirmato dal Re nello stesso offitio. Ma l’ordinario è trasferirlo in altro offitio maggiore, o in altra parte. E questo si fece per non dar occasione di farsi molto amica e benevola qualche parte principale, specialmente con grandi officij, e potere machinare qualche ribellione, come n’ tempi passati era accaduto.
5°) I capi de tutti (i) magistrati, come Pucensu, Nnganzasu, Cifu, Cicheu, Cihien e altri, sono obligati, di tre in tre anni a comparire tutti insieme personalmente in Pacchino alla audientia reale e dar obedientia al Re. Nel qual tempo nelle Corti si fa un essame et inquisitione universale di tutti i mandarini della Cina fuora delle Corti, sì di quei che sono obligati a venire alla Corte, come di tutti gli altri, con molto rigore, di como fanno il loro offitio. E conforme a quello che si ritruova di essi, o sono lasciati nell’offitio, o sono abassati ad altri più bassi, o sono totalmente privati, o sono castigati, senza nessuna remissione o scusa. Et ho advertito che in questo essame generale, ne (mmeno) il Re ardisce a mutar niente di quello che i deputati giudicorno; e non sono puochi quei che patono in questo essame qualche pena. Perché nell’anno 1607, che fu per ordine l’anno della aidientia reale e dell’essame, furno castigati quattromila mandarini, come contassimo d’un libro molto grande che sempre si stampa di questo. I condennati si distinguono in cinque classi. Nella 1a stanno quei che vendettero la giustitia per danari, usurporno cose del publico o de’
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