Page 47 - Olos e Logos n°11
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Il più valente e astuto fu uno della famiglia Ciu, che chiamano Humvu, che vuol dire grande capitano, il quale, attraendo al suo agiuto altri huomini valenti, di un povero soldato venne ad avere tanto potere che, non solo scacciò fuora di questo stato il Re tartaro e suoi capitani, ma anco con grande felicità vinse tutti gli altri ribelli, e si fece absoluto Signore di questa monarchia, e la tiene sino al giorno di hoggi ne’ suoi successori e posteri, chiamandogli Tamin.
Il modo di farsi Re in questo stato, lasciando doi o tre Re fra gli antichi che lasciorno il regno non a’ suoi figliuoli ma ad altri che parevano più atti per il governo, sebene non avessero seco altro parentesco, tutti gli altri erano figliuoli o parenti dello Re passato a chi per heredità apparteneva. Ma accadde anco che molte volte governavano i Re sì male che il popolo non lo poteva soffrire; e così si ribellavano, e si alzava quello che havesse più forza e valore, e si faceva Re dello Stato; et dipoi era tenuto anco questo per Re legittimo. Ma è cosa da lodare molto tra loro che inanzi al Re passato perdere lo Stato, sono i Cinesi tanto fedeli al Re antico, che molti più tosto si lasciano amazzare che volere obedire al novo. Et è detto de’ letterati che dice: «La buona donna non è moglie di doi mariti, et il buon vassallo non serve a doi Signori».
figura 1 trascrizione cinese di Matteo Ricci dei primi cinque comandamenti
Per quanto nella Cina non vi sono leggi antiche, come le nostre imperiali, o le antiche delle dodici Tavole, per le quali si governino, il primo Re di quella famiglia sempre fa nove leggi, le quali sono obbligati i Re suoi successori a guardare, e non possono facilmente mutare le prime leggi stabilite e riceute.
Per questa causa le leggi et ordini che adesso si osservano nella Cina non sono antiche, ma tutte fatte da Humvu novamente, pigliando pure e lasciando quanto gli pare degli altri antichi legislatori: nelle quali la principal mira che hebbe fu la pace e quiete del regno, et il perpetuare lo Stato ne’ suoi successori.
E, conciosia cosa che per la grandezza di questo regno e per il puoco che questi letterati sanno delle altre nationi, sempre pensorno che il Re della Cina era Signore legittimo de tutto il mondo, chiamorno e chiamano sempre il re Thienzu, che
vuol dire Figliuolo del Cielo. E per essere il Cielo il loro supremo nume, puoco manco è tra loro dire Thienzu, come fra noi sarebbe Figliuolo di Iddio. Ma il nome commune di che si chiama è Hoanti, che tanto monta come Imperatore o Supremo Monarca. Agli altri Re del mondo chiamano Guan. Oltre il valore, questo Humvu hebbe anche grande ingegno e giudicio; e così fece molti belli ordini del governo de’ quali porrò qui alcuni de’ più principali.
Perché si vede chiaro nelle historie antiche che tutte le famiglie reali si persero o per ribellioni di parenti del Re o di altri stati particolari, per stare grande parte del governo nelle loro mani, ordinò che nessuno parente del Re avesse mai nessun governo nel regno, né di città né di soldati.
E a quei che lo agiutorno a conquistare il regno, diede solo governo de’ soldati per sé e per i suoi successori. Et, accioché per altra parte restassero contenti, fece che a tutti figliuoli del Re si desse titolo di Guan, che è come regolo, con rendite grandissime, non di terre ma di danari che se gli dessero dell’erario publico ogn’anno; e che tutti i magistrati gli riverissero come Re, senza essere nessuno soggetto a loro. E i figliuoli e nepoti di questi, sino a tutte le generationi, che si gli desse un altro titolo un grado manco, et anco con rendita competente e honore che se gli facesse, sino in certo termine più lontano di nipoti, ai quali se gli dà tanto che gli basta per vivere molto honestamente, senza far nessun arte o mercantia. Provide anco che a tutti questi parenti gli fussero meritate le loro figliuole con buona rendita per sé e per i suoi mariti, con varie differentie di più o manco, conforme alla vicinità di parentesco che avessero al tronco reale.
Agli compagni del Re Humvu nella conquista del regno, non solo diede grandissime rendite, ma anco grandi titoli, come di duchi, marchesi e conti, che loro chiamano cum, heu, pa, per sé e per i suoi successori, et varij privilegij e capitanie de’ soldati, ma in tutto soggetti ai pubblici magistrati. Un privilegio, inusitato tra di noi, per i primogeniti di questi stati è una piastra di ferro, come un coppo, nella quale stan sculpiti i fatti heroici che fece il primo avo in quella casa in servitio del Re per ordine de Humvu, per i quali comanda che in qualsivoglia delitto, etiandio degno di morte, per tre volte gli sia perdonato mostrando questa piastra al Re, il quale per ogni volta che perdona fa sculpire in esso un segno per memoria. Questo se intende se non fosse caso di ribellione, percioché allora perde lo Stato per sé e per tutti i suoi posteri. Questi simili Stati e rendite, e con l’istessa conditione, si dà ai generi e soceri del Re et anco ad alcuno che di poi facesse qualche cosa memorabile et insigne alla corona reale e Stato della Cina.
Quei dunque che hanno nella mano tutto il governo del regno sono assunti puoco a puoco dai dottori e licentiati fatti per lettera et essame, come dicessimo nel Capitolo precedente. E per conseguire questi magistrati non hanno necessità di nessuna gratia o favore, non dico de’ magistrati, ma né anco dello stesso Re; percioché tutto si dà per essami di lettere, prudentia, virtù et habilità che mostrano avere negli offitij passati. Sebene
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