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I Commentari di Padre Matteo Ricci: un resoconto della Cina del 1600 attualissimo per gli europei del III millennio - capitolo VI
1. Scehoamti degli Zzin, Tamerlano (?) e Homu dei Mim; governo sempre monarchico. 2. Successione dei Re e fedeltà dei sudditi nelle rivoluzioni. 3. Codice di leggi dell’Imperatore Homu e titoli assunti dagli Imperatori. 4 Statuto legale e privilegi dei Principi di sangue e degli altri nobili nel codice Homu. 5. Il potere esecutivo tutto in mano dei mandarini. 6. Favori imperiali da concedersi pel tramite dei mandarini. 7. Rendite dell’Imperatore e dell’impero; stipendi e spese pubbliche. 8. Liste quindicinali dei magistrati. 9. Descrizione particolareggiata dei sei ministeri o lieu pu e dei loro alti funzionari. 10. Numero, attribuzioni e occupazioni dei Cancellieri imperiali o Colao. 11. I due Censori imperiali Ccoli e Taoli; loro attribuzioni e coraggio. Due esempi di ciò. 12. L’Accademia Imperiale; sua composizione, dignità e attribuzioni. 13. La capitale trasportata da Nanchino a Pechino; privilegi di Nanchino. 14. Amministrazione civile e penale delle province e delle città di diversa grandezza e importanza. 15. Due alti magistrati provinciali nominati dalla Corte; il Tuttam o Vicerè che ha sede fissa nel capoluogo, e il Ciaiuen o Commissario che è mandato ogni anno. 16. Diversi mandarini minori e mandarini militari. 17. I nove ordini e il magro stipendio dei funzionari. 18. Copricapo, vestito, cintura, insegne, ombrelli e mezzi di locomozione dei mandarini secondo i loro gradi. 19. Principali differenze tra i Cinesi e gli Europei. 20. I cinesi non sono
conquistatori ed essi non hanno mai conquistato l’India. 21. I letterati sono arbitri di tutto, anche della guerra. Poca stima delle armi. 22. Grande senso, subordinazione e rispetto della gerarchia su tutta la scala sociale. 23. Cambiamento di uffici ogni tre anni e sua ragione politica. 24. Rigoroso esame triennale o quinquennale di tutti i funzionari dell’Impero; severe punizioni dei colpevoli. 25. I mandarini civili non restano nella loro provincia, mentre vi
restano i mandarini militari; ragione di questa differenza. 26. Freddissime relazioni con tutti i paesi stranieri, anche se tributari, come la Corea. 27. I Cinesi non portano mai armi, se non in tempo di guerra. 28. I Principi di sangue sono confinati in una città che non sia Pechino. Loro cause penali.
Non toccarò di questa materia se non quanto viene al proposto di questo sommario; percioché proseguirla come essa richiederebbe esattamente sarebbe cosa da farsi in molti capitoli.
In questo regno non si usò mai altro che di governo monarchico di un suolo signore, senza aver notizia di altro. E nel principio, ancorché fusse un solo Re e Signore, con tutto vi erano anco molti signori soggetti al Signore universale, sotto varij titoli, come tra noi, di duchi, marchesi e conti. Ma, da 1800 anni in qua, fu sempre senza questi stati particolari; sebene, e prima di questo tempo e di poi, vi furono tra loro molte guerre e si divise anco in molti regni; ma mai fu signoreggiato da forastieri tutto intiero. Solo nell’anno del Signore 1206 venne dalla Tartaria un grande capitano che, per congetture assai chiare, ci pare fosse il Tamorlano, o qualche suo successore, scrivendosi di lui che si chiamava Tiemor, e che conquistò anco la Tartaria e la Persia. Questo in brieve tempo si fece Signore di tutta la Cina, e così la governò ne’ suoi successori sino all’anno 1368, nel qual tempo, infiacchite le forze del Tartaro, e non potendo sopportare i Cinesi essere governati da forastieri barbari, si ribellarono in diverse parti sotto la direzione di diversi capi.
*Missionario gesuita maceratese Macerata 1552 Pechino 1610
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CULTURA CINESE
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