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Si mantiene, insomma, la configurazione sintattica dello stimolo nell’immagine della retina, immagine che si caratterizza anch'essa solo per il suo aspetto sintattico. L’oggetto, questo costituisce l’aspetto fondamentale che cercheremo di mettere bene in evidenza, non può venire considerato la causa del processo percettivo ed elaborativo, ma il suo risultato.
Scrive, a questo proposito, Daniel Dennett: «Varie forme di energia fisica bombardano i nostri sensi, subendo nei punti di contatto una “trasduzione” in impulsi nervosi che viaggiano verso il cervello. Quello che passa dall’esterno all’interno non è niente altro che informazione e benché la ricezione dell’informazione possa provocare la creazione di qualche oggetto fenomenologico (per esprimersi nel modo più neutrale possibile), è difficile credere che l’informazione stessa – che è soltanto un’astrazione concretizzata in qualche mezzo fisico modulato – possa essere l’oggetto fenomenologico(7)».
Le considerazioni di Dennett sono essenziali. Esse non fanno che ribadire il punto che a noi sembra centrale: la causa di ciò che percepiamo non sono gli oggetti, ma gli agglomerati di energia che si traducono in stimoli. Tali stimoli danno luogo ad un processo neurofisiologico che si affianca al processo cognitivo attivato dalle informazioni contenute negli stimoli stessi. Il risultato dei due processi è l’oggetto che noi percepiamo.
In questo senso, il realismo ingenuo è davvero fuorviante: esso ci porta a considerare come realtà indipendenti da noi quegli oggetti che, invece, sono il risultato delle nostre capacità ricettive ed elaborative.
In questo errore cadono anche filosofi e scienziati che sono considerati di grande valore. Si pensi, ad esempio, a Searle. Ebbene Searle, che pure ha l’indubbio merito di avere valorizzato la coscienza, in un momento in cui la visione materialistica e computazionale della mente sembrava averla accantonata, si esprime in questi termini: «Bene, osservate ora gli oggetti che vi circondano, sedie, tavoli, case, alberi. Questi oggetti non sono in alcun senso “soggettivi”. Esistono del tutto indipendentemente dall’essere o non essere oggetto d’esperienza di qualcuno. [...] Ci sono due distinzioni che devono esservi chiare fin dall’inizio [...]. La prima è la distinzione tra caratteristiche del mondo indipendenti dall’osservatore e caratteristiche dipendenti, o relative all’osservatore. [...] In generale, le scienze naturali si occupano dei fenomeni indipendenti dall’osservatore, le scienze sociali di quelli dipendenti (8)».
Il punto di vista proposto da Searle è precisamente quello di un realismo ingenuo, per il quale gli oggetti esistono indipendentemente dal soggetto che li rileva. Il nostro discorso intende precisamente mostrare che la stessa scienza, nel descrivere il processo percettivo, evidenzia che gli oggetti sono il prodotto dell’attività del soggetto, messa in moto dagli stimoli fisici provenienti dall’ambiente.
Per ora non insistiamo sul tema del vincolo che sussiste tra soggetto e oggetto. Non di meno, torneremo sul tema più avanti.
Ora ci interessa concludere il discorso sulla percezione. Lo riprendiamo sottolineando un aspetto che abbiamo rapidamente indicato, ma che merita una adeguata specificazione. Ogni sistema sensoriale è specializzato nel trattamento di una classe particolare di fenomeni fisici, che sono i supporti delle informazioni provenienti dall'ambiente esterno. Lo stimolo fisico, dunque, costituisce ciò che dà il via al processo percettivo, ma non solo in forza del suo aspetto fisico, bensì anche in forza delle informazioni che veicola, cioè anche in forza del suo contenuto cognitivo.
La sensibilità, insomma, è la caratteristica di un sistema che dipende dalla sua capacità di reagire anche a livelli deboli di stimolazione: più la soglia è bassa, più il sistema è sensibile. Il sistema visivo si ritiene abbia un funzionamento modulare, che gli consente di analizzare separatamente differenti dimensioni della stimolazione. Tale analisi conduce a quello che può venire definito il primo livello di elaborazione, quella neurosensoriale, dove le caratteristiche locali della stimolazione sono codificate separatamente.
A seconda delle cellule interessate, che vengono attivate, si ha una determinata configurazione ed è precisamente in questo senso che l'aspetto biologico, o materiale, tende a coniugarsi con l'aspetto cognitivo, o formale.
Se le prime elaborazioni neurosensoriali conducono alla decomposizione della stimolazione retinica in una serie di dimensioni (la forma del segnale o stimolo è rappresentata dall'ordinamento degli elementi che lo compongono: orientamento e direzione del segnale, frequenze spaziali, ecc.), successivamente, a seconda delle diverse regioni della corteccia, i neuroni rispondono relativamente a precisi aspetti della stimolazione.
Il processo, pertanto, può venire pensato come una trasformazione: dalle forme neurosensoriali, legate alle caratteristiche di estensione e struttura dello stimolo visivo (a caratteristiche solo sintattiche) si passa a forme cognitive, che esprimono valenze anche semantiche o referenziali: è a questo livello che le rappresentazioni interne si riferiscono ad oggetti della comune esperienza, i quali fungono da “significati” di tali segni (rappresentazioni).
Si potrebbe dire anche così: le forme neurosensoriali si riferiscono al contenuto rappresentato dallo stimolo; le forme cognitive vere e proprie al contenuto rappresentato dall'oggetto: solo l’oggetto vale come un significato cosciente, cioè come un percetto di cui il soggetto sia consapevole.
È da sottolineare, comunque, un fatto che ha del miracoloso: lo stimolo fisico riesce a tradursi in un evento psicologico, in una sensazione, che, in verità, non si presenta mai isolata, ma sempre collegata ad una molteplicità di altre sensazioni, in una unità percettiva che consente di trasformare un “gradiente di chiarezza” o uno “spostamento di composizione spettrale” nella nostra retina in una visione di un oggetto, di un movimento, di una persona.
Al determinarsi di questa unità percettiva giocano un ruolo non solo le molteplici informazioni sensoriali che vengono raccolte a livello cerebrale, ma anche le forme che servono a
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2014


































































































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