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Il “qi” nella cultura e nella filosofia dell’Occidente - seconda parte
Aldo Stella*
5. Il processo della percezione descritto dalla scienza e l’emergere della dipendenza dell’oggetto
Come scrive Claude Bonnet, la percezione è «l’insieme dei meccanismi e dei processi attraverso il quale l'organismo entra in contatto con il mondo e il suo ambiente sulla base delle informazioni elaborate dai sensi(6)».
L’origine del processo percettivo è comunemente considerata lo stimolo. Il comportamentismo è quella scuola di pensiero, vigente in ambito psicologico, che si occupa, in particolare, delle connessioni semplici e dirette tra stimoli e risposte (psicologia S-R). Secondo lo schema indicato, la risposta appare immediata, ossia sembra che non vi sia alcun processo di mediazione tra l’input e l’output. Tuttavia, si è evidenziato che prima della risposta, per quanto questa possa apparire immediata e configurare quello che viene definito un “riflesso”, lo stimolo è soggetto a varie operazioni e viene variamente trasformato, manipolato e rielaborato.
Ciò che si intende con l’espressione “stimolo”, dunque, è l’insieme di quelle molteplici forme di energia (“agglomerati” di energia, li definisce la scienza) che sono in grado di attivare risposte nei nostri recettori sensoriali. Le sensazioni sono le risposte più semplici a questi stimoli, che vengono detti “efficaci” quando appunto sono in grado di suscitare una risposta. Ciò significa che non tutti gli stimoli sono efficaci ad eccitare i nostri recettori sensoriali.
Volendo chiarire questo aspetto con una esemplificazione, potremmo parlare della percezione visiva. Ebbene, le informazioni visive sono veicolate dalla luce, che è un tipo di
radiazione elettromagnetica. Tali radiazioni sono un fenomeno fisico e sono caratterizzate dalle loro lunghezze d'onda. In quel continuum di radiazioni, che comprende anche le onde radio, gli infrarossi, gli ultravioletti, i raggi x e i raggi gamma, la luce rappresenta radiazioni la cui lunghezza d’onda è compresa tra 0,8 e 0,4 micrometri, cioè tra l'ultravioletto e l’infrarosso, e la cui proprietà principale è la visibilità.
Solo le radiazioni comprese tra l’ultravioletto e l’infrarosso sono visibili all’occhio umano, così che si può dire che solo questi stimoli sono efficaci. Il nostro sistema ricettivo, dunque, compie un’autentica selezione dello stimolo e, pertanto, è un errore grave sostenere che noi siamo soltanto passivi, quando riceviamo gli stimoli dall’ambiente. Anche nel ricevere, il soggetto è attivo, perché seleziona gli stimoli, ancorché tale selezione non sia cosciente, ma avvenga in forme automatiche, meccaniche.
Proseguendo con la percezione visiva, è da ricordare che un fenomeno fisico è visibile quando provoca un’attività fotochimica a livello dei recettori della retina, attività che avvia la formazione di potenziali d'azione che si trasmettono e si trasformano attraverso la loro propagazione nel sistema nervoso visivo. Alle differenti lunghezze d'onda corrispondono differenti esperienze di colore, così che il colore, a rigore, non può venire considerato un fenomeno fisico, ma un fenomeno percettivo.
L'occhio, si diceva un tempo, è uno strumento che permette la formazione di un’immagine sulla retina. Tuttavia, con l'espressione “immagine” oggi non si intende una riproduzione dell'oggetto, ma soltanto una distribuzione spaziale di luce che presenta l'assetto spaziale dei punti della sorgente.
*Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università per Stranieri di Perugia Dipartimento di Psicologia Università “La Sapienza” di Roma
EPISTEMOLOGIA
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2014


































































































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