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autonomamente nella vita quotidiana e che si sono mostrate utili per il loro benessere.
Tab. 2 Miglioramento significativo dei singoli fattori POMS
Infatti, accade molto frequentemente che, dopo aver colmato le lacune informative ed aver avuto risposta ai dubbi di ordine medico, le pazienti sentano proprio l’esigenza di trovare un modo per prendersi cura di sé stesse, riducendo il livello di ansia e tensione. Ecco perché le pazienti si approcciano sempre a questa seconda fase con grande entusiasmo.
In linea di massima, aldilà dei cambiamenti più specifici analizzati in precedenza, è stato riscontrato che le partecipanti, arrivate all’ultimo incontro, condividono una sensazione di calma che si espande in generale alla loro vita quotidiana e che si connette ad un piacevole sollievo dallo stato iniziale di malessere.
Dunque, volendoli così riassumere, si potrebbe affermare che i risultati riscontrati alla fine della seconda parte di ArmoniosaMente sono stati i seguenti: un’aumentata capacità di gestione dello stress e della paura; una riduzione dello stato di depressione e di ansia; una migliore sopportazione degli effetti collaterali e dei dolori dovuti alle terapie ed un atteggiamento mentale più aperto, positivo e funzionale nei confronti della malattia.
5. Conclusioni
Dai risultati ottenuti sembra dunque di poter affermare che, al termine del protocollo, le pazienti oltre ad essere in grado di utilizzare una pratica di meditazione, in modo autonomo, sperimentano un maggior stato di benessere legato ad un aumentato senso di tranquillità e calma e ad un diminuito grado di stress e tensione. Le partecipanti ai gruppi segnalano, infatti, un importante miglioramento dal punto di vista psicologico, riguardante gli stati di tensione e i momenti di depressione e riportano un atteggiamento di aumentata fiducia e speranza nei confronti delle cure e della possibilità di guarigione.
ArmoniosaMente si è dimostrato essere, quindi, uno strumento molto efficace sia nel riuscire a colmare le lacune a livello informativo sia a modificare in positivo l’atteggiamento mentale con cui le pazienti affrontano la loro esperienza di
malattia. L’unione delle due differenti fasi che lo compongono e che sono state precedentemente descritte permette, nella grande maggioranza dei casi, di sviluppare nelle pazienti un senso di nuova fiducia e positività che rafforza e supporta l’effetto delle più comuni terapie di tipo medico.
Pertanto, visti i risultati ottenuti e visto che questo protocollo è attualmente utilizzato anche in cardiologia e in neurologia, con pazienti in fase iniziale di sclerosi multipla ed atassia, è auspicabile che possa essere applicato in un numero sempre maggiori di contesti ospedalieri e su diversi tipi di patologia.
Ovviamente questi esiti non sono in alcun modo risolutivi ma meritano di essere approfonditi con nuovi tipi di ricerche.
Il riferimento per ogni tipo di informazione è:
gioacchino.pagliaro@ausl.bo.it
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