Page 72 - Numero20-2_2017
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bambini dell’entroterra che, in estate, venivano mandati in vacanza al mare. Inoltre, si racconta che le sue capacità culinarie erano molto apprezzate al suo paese, tanto che l’avvocato, il medico o il farmacista la pregavano di preparare per loro dei pasti completi, dall’antipasto al dolce, in occasione di qualche ricorrenza particolare, dal momento che non potevano permettersi di assumere un cuoco a tempo pieno, come avveniva nelle famiglie più ricche, ma avevano altresì raggiunto uncerto stato di benessere che li metteva nelle condizioni di poter, occasionalmente, offrire ai propri parenti ed amici, qualche pranzo più abbondante e ricercato.
La bisnonna morì in giovane età e mia nonna racconta che le lasciò in eredità questo prezioso ricettario, ma anche numerosi fratelli più piccoli da accudire. Lei non si perse d’animo, mise il ricettario in un cassetto, si rimboccò le maniche, mandò i fratelli a lavorare e divenne, suo malgrado, donna di casa anzitempo.
Passata la bufera della seconda guerra, quando si incominci. a vivere una certa sicurezza economica, mia nonna tirò fuori il ricettario dal cassetto e potè finalmente godere di quello che vi trovava scritto. Spesso ripeteva che attraverso quelle righe, lette e rilette nel corso degli anni ormai maturi, aveva imparato a conoscere sua madre, molto più di quanto avesse fatto quando lei era ancora in vita. Con grande precisione, trascrisse le ricette, trasformò le libbre e le once nelle misure e nei pesi che, nel frattempo, erano stati adottati e soprattutto incominciò ad interpretare quelle ricette arricchendole e migliorandole con ingredienti il cui utilizzo, negli anni, era diventato di più larga diffusione.
Io sono nata a questo punto della storia, agli inizi di un’epoca oggi definita consumistica, ma
ho imparato, da bambina, che la povertà, che sembrava superata negli anni ’60 del secolo scorso, non era stata ancora cancellata dalla memoria di mia nonna e di quanti, come lei, erano nati nel secolo precedente e avevano vissuto l’esperienza di due guerre mondiali.
Cos., nell’accogliente tepore della cucina di mia nonna, affianco alla stufa economica, dove ho passato gran parte della mia infanzia, mentre mi concedeva l’onore di chiudere con lei i cappelletti o mi faceva allungare un dito per saggiare la sofficità della massa del pane, ho imparato la storia della mia famiglia, della mia gente e della mia terra. Ricordo mia nonna come una grande affabulatrice che godeva nel soddisfare la mia curiosità con interminabili racconti sulla sua infanzia e sui costumi e le abitudini della sua gente.
Nella cucina della mia casa paterna, all’epoca della mia nascita, nella seconda metà del secolo scorso, era ancora funzionante la stufa economica, ma la mattera era stata spostata nel ripostiglio per far posto al frigorifero, ai fornelli e al forno a gas e, da lì a qualche anno, mia madre avrebbe comperato il frullatore e il macinacaffè elettrico e avrebbe incominciato a reinterpretare, ancora una volta, le ricette di famiglia, avvalendosi dell’aiuto di molti nuovi elettrodomestici. Io non ricordo di averla mai vista usare il cremore di tartaro o il lievito madre, come invece faceva mia nonna, d’altronde oramai erano comparsi il lievito in polvere e il lievito di birra che garantivano una quasi perfetta riuscita della lievitazione del pane e dei dolci, ma l’amore per le ricette tradizionali e la sua grande maestria in cucina non le hanno mai permesso di stravolgere il sapore di un piatto per cedere alla tentazione di nuovi gusti o di abbinamenti fantasiosi.
Fin da piccola ho vissuto in questa atmosfera di rigore culinario in cui lo spazio per la fantasia era limitato a quelle novità non azzardate che garantivano una maggiore riuscita della preparazione, mantenendone, per., lo spirito originario.
In età più matura, ricordando i racconti di mia nonna, ho capito che la cucina è una delle espressioni più significative del patrimonio culturale di un popolo perché ci permette di conoscerne le tradizioni, la religione e l’economia del territorio. Attraverso la cucina viviamo in
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2017


































































































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