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Il contributo dell’antropologia nell’analisi
dell’interazione tra medicina tradizionale
cinese e biomedicina
Cristina Pozzi*
In Italia, la medicina tradizionale cinese è inserita nel contesto delle medicine non convenzionali. Più specificatamente, Colombo (2006) inserisce la medicina cinese in quello che chiama paradigma orientale, ovvero, l’insieme di quelle medicine che hanno avuto origine in Oriente, come la medicina ayurvedica o quella tibetana, accomunate da solidi fondamenti filosofici e culturali e dalla visione della salute come un equilibrio instabile che deve essere mantenuto tramite l'utilizzo della medicina come prevenzione.
Nell’incontro tra biomedicina e medicine non convenzionali, si parla sempre più spesso di integrazione. Definire questo rapporto come integrazione è tuttavia problematico. Esaminando la definizione del termine, infatti, ci si rende conto che integrazione non si riferisce solamente alla stretta collaborazione tra soggetti diversi, ma sottende anche l’idea di completare qualcosa attraverso l’aggiunta di ciò che è mancante, necessario o che serve a migliorare (Sabatini, Coletti, 2007). In questo modo, i sistemi di salute, cioè quell’insieme di persone, istituzioni e risorse che hanno lo scopo di fornire servizi di assistenza sanitaria alla popolazione, vengono visti come carenti. Si sottolineano cioè le mancanze piuttosto che i punti di forza che invece possono essere considerati come le colonne portanti di questa interazione. Il termine interazione è così inteso: “comportarsi in modo da provocare e subire reciprocamente una serie di azioni e reazioni, relazionarsi” (Sabatini, Coletti, 2007). Quello che risulta interessante nel contesto di questa riflessione è appunto capire come la medicina cinese si sia
fatta strada nel panorama biomedico, come si sta evolvendo e in che modo vengono legittimate alcune sue pratiche nel contesto occidentale, in quanto la diffusione delle medicine non convenzionali è spesso accompagnata da una disconoscenza della loro storia, delle loro effettive caratteristiche e soprattutto dei canali attraverso i quali si sono affermate nelle società contemporanee (Colombo, Rebughini, 2006). La medicina tradizionale cinese, secondo Colombo (2006), subisce un forte adattamento al contesto in cui approda e viene plasmata da dinamiche che interessano non solo l’ambito medico, ma anche quello culturale e politico. I sistemi medici rappresentano sia sistemi sociali che culturali (Kleinman, 2006).
Per questo motivo, è necessaria un’analisi critica dell’interazione tra medicina cinese e biomedicina, che prenda in considerazione anche la sfera culturale, ed è questo il motivo per cui è necessario evidenziare il contributo che può dare l’antropologia in questo contesto.
L’antropologia offre una serie di metodi di ricerca, primo fra tutti l’osservazione partecipante, che, uniti ad altre tipologie di ricerca, come ad esempio la ricerca quantitativa, possono aiutare a fare chiarezza nel momento in cui mondi diversi, come la medicina tradizionale cinese e la biomedicina, si trovano ad interagire. I metodi propri dell’antropologia risultano utili per due principali motivi. Prima di tutto, essa consente di guardare a questo problema da un punto di vista differente, partendo dal presupposto che la medicina tradizionale cinese non esiste in quanto tale. La
* Laureata magistrale in scienze antropologiche ed etnologiche presso l'Università Milano- Bicocca
ANTROPOLOGIA MEDICA
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA estate 2017

