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molti anni soprattutto nell’ambito anestetico. Fu William Fitzgerlad, un medico di Boston, a farne una parte attiva della pratica quotidiana sui suoi pazienti.
Sulla base di questi studi anche l’odontoiatria venne coinvolta grazie a Edwin F. Bowers che affinò ulteriormente i principi già catalogati da Fitzgerald. Il metodo, diffuso negli ambienti medici e nei vari ambiti venne definito “terapia zonale”: la pressione prima effettuata solo ed esclusivamente con le dita venne in seguito effettuata anche con piccoli strumenti di metallo, legno d’ulivo, acciaio. Il corpo venne diviso in dieci zone attraverso le quali, dagli alluci fino alla testa, scorreva l’energia.
Sempre negli anni 20 le teorie e le sperimentazioni presero forma in alcuni scritti tra i quali spiccano quelli della terapeuta americana Eunice Ingham dal titolo “Le storie che i piedi potrebbero raccontare” e “Storie raccontate dai piedi”. Si può affermare che da questo punto quando si parla di riflessologia ci si riferisce soprattutto ai piedi e relative zone riflesse, soprattutto plantari, escludendo tutto il resto del corpo.
In Italia il Prof. Giuseppe Calligaris, neurologo e docente presso l'Università di Roma e il Dott. Nicola Gentile produssero svariati studi sull’argomento che vennero molto osteggiati per l’eccesso di innovazione della loro proposta olistica e, soprattutto, per la scarsità di dati scientifici che era in loro possesso.
Da allora, è stata l’introduzione in Occidente di numerose pratiche e filosofie orientali che ha favorito l’apporto della riflessologia alle tecniche e alle conoscenze già presenti.
Purtroppo, nonostante la riflessologia sia molto antica, e altrettanto lo siano le diversificate scuole di provenienza soprattutto cinese che la insegnano, ancora oggi pochi la conoscono veramente o l’hanno sperimentata in modo serio almeno una volta nella vita.
I principi base: la filosofia taoista
Conoscere la natura che circonda l’uomo, l’ambiente in cui vive e gli influssi che riceve dallo spazio circostante è un principio base della filosofia taoista. Immerso in questa condizione l’uomo altro non è che un microcosmo, uno specchio fedele dell’universo stesso. Possiamo quindi dire che l’uomo riceve energia da questo universo e contemporaneamente dà, di rimando, energia. Lo scambio è continuo e in continua evoluzione e mutamento. All’interno di questo sistema sappiamo che, secondo la tradizione, tutte le forze che regolano lo scambio di energia sono due: yin e yang. A esse si ricollegano tutti i classici contrapposti: attivo-passivo, maschio-femmina, sola-luna, giorno-notte, caldo-freddo, secco- umido...
L’uomo, la natura e l’universo non vengono considerati come realtà distinte, ma come una unità in continua evoluzione: “tutto scorre” e così come l’uomo e l’universo sono energia, le forze che muovono tutta la natura muovono anche gli
esseri umani che ne fanno parte in un processo di interazione continua e continuo movimento e cambiamento. Nello stesso modo, all’interno del corpo umano avviene un processo similare: ogni singola cellula è chiamata a partecipare alle evoluzioni di tutto il sistema che compone l’organismo umano e la sua struttura. È per questa ragione che l’antica medicina orientale ritiene possibile relazionare una parte al tutto e così instaurare “interscambi energetici” tra un punto della mano, della schiena, del viso o del piede e un organo o un viscere.
Il presupposto della riflessologia è proprio questo: mettere in relazione punti ben precisi e organi e visceri. Allora i piedi, il viso, la schiena, le mani diventano mappe in miniatura di tutto l’organismo umano e, se andremo ad agire su questi punti riflessi, avvieremo un processo di graduale riequilibrio energetico risanando e, secondo molte scuole, anche guarendo disturbi e malattie basandosi sul semplice presupposto che per gli orientali la malattia altro non è che uno scompenso o uno squilibrio energetico. Ma non solo.
Non solo punti e organi, ma emozioni
Tutte le nostre esperienze umane sono fatte di emozioni: gioia, paura, rabbia, riflessione, tristezza si alternano in noi aiutandoci a comprendere chi siamo, orientando le nostre scelte e misurando il nostro stato benessere.
In questo processo diventa fondamentale il sapere gestire, controllare, reprimere o vivere intensamente queste emozioni. A ogni azione, spontanea o voluta, conscia o inconscia corrisponderà una serie di re-azioni a catena che potranno caratterizzare tutto il nostro futuro.
Ogni singola emozione che noi viviamo e il modo in cui sceglieremo di viverla racchiude in sé le nostre necessità più profonde. Dare o ricevere amore, sentirci considerati e accettati, comprendere o essere compresi, avere bisogno di solitudine, riflessione o di relazionarci solo alcuni esempi di ciò che ognuno di noi vive in diversi modi durante ogni singolo attimo della giornata.
Tutti i sentimenti che proviamo vengono sempre espressi attraverso le nostre emozioni le quali sono rese manifeste, in buona parte, con la scelta del linguaggio, il tono della voce, le nostre posture corporee. Questi sono tutti strumenti che ci aiutano a comprendere l’altro che ci sta di fronte e a leggere il suo stato emozionale, ma sono anche utili per raggiungere consapevolezza e coerenza in relazione a noi stessi e quello che proviamo nelle varie situazioni.
La filosofia Taoista ritiene che alla base di ogni malattia, disagio o scompenso psico-fisico vi sia una “cattiva gestione delle nostre emozioni”.
Qui si identificano cinque emozioni primarie: tristezza, gioia, rabbia, riflessione, paura.
A sua volta ognuna di queste emozioni è collegata a un organo, un gruppo di organi o un viscere:
tristezza: polmoni e grande intestino, gioia: cuore e piccolo intestino,
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