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La reflessologia: un’arte antica tra
antropologia, psicosomatica e filosofie orientali
Paolo G. Bianchi*
“Vi è nell’uomo un duplice potere attivo: l’uno che agisce invisibilmente, o potere vitale, e l’altro che agisce visibilmente o forza meccanica. Il corpo visibile ha le sue forze naturali, e il corpo invisibile ha le sue forze naturali egualmente; i rimedi di tutte le malattie o lesioni che possono colpire la forma visibile sono contenuti nel corpo invisibile”. (Paracelso)
“I Moisti con le loro tecniche di accarezzare il Tetto (massaggio della testa per l’equilibrio psichico) e toccare il Tallone aiutano a salvare l’umanità” (Mencio)
Un po’ di storia
La riflessologia è un’arte molto antica. I primi segni della sua presenza più vicini alla nostra Europa sono visibili in alcuni geroglifici antichi di 5000 anni a Sakkara, in Egitto, nella tomba di Akmahor: le immagini mostrano un medico intento a comprimere alcune parti del corpo del suo paziente quali le mani e soprattutto i piedi. Interessante la traduzione del geroglifico che dice: “Non farmi male” e la risposta è “Agirò in modo da meritare la tua lode”.
Anche l’Italia di 4000 anni fa conosceva la riflessologia: in Valcamonica tra i vari graffiti rupestri in uno è rappresentato il disegno di un piede con all’interno un feto umano.
Gli indiani Cherokeee, a quanto pare, utilizzavano la riflessologia in molti riti sacri sciamanici senza distinzione tra sani e malati.
La storia della riflessologia è però molto più antica: se ne parla nei Veda indiani e soprattutto nei testi di medicina tradizionale cinese.
Proprio a questi ultimi si rifanno molte scuole di riflessologia moderne, tramandando gli insegnamenti dei maestri e adattandoli sempre più alle esigenze dei nuovi utilizzatori, sicuramente ben diverse da quelle di 5000 anni fa.
Stando agli svariati testi e alle differenti scuole sembra si possa concordare che i primi scritti di dell’efficacia della riflessologia risalgano a Pu Zhougan, vissuto in Cina circa 2200 anni fa durante la dinastia Zhou: molti furono gli studi condotti con successo che determinarono la validità di questa pratica.
Affinché la riflessologia arrivi in Occidente deve passare ancora molto tempo prima che gli studiosi si accorgano dei grandi benefici che può portare, incluso l’aspetto terapeutico.
Nel 1834 il ricercatore svedese Pehr Henrick Link si accorse di un collegamento tra i dolori e alcune patologie di alcuni organi e precise zone cutanee posizionate sulla pianta e sulle parti dorsali dei piedi.
Negli anni successivi studi, soprattutto a scopo anestetico, furono portati avanti dal neurologo inglese Henry Head. Negli anni venti la pratica riflessologica interessò diversi studiosi e le sue applicazioni vennero elaborate in diversificati campi oltre a quello medico. Tra questi quello psicanalitico dell’allievo di Sigmud Freud, William Reich anche se l’utilizzo principale rimase per
*Esperto in processi formativi, counseling, counseling olistico e discipline bionaturali, (praticante di kenjutsu – katori shinto ryu e jaido – hoky ryu presso lo Zanshin Dojo di Milano). www.formazionez ero.blogspot.com
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RIFLESSOLOGIA
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA inverno 2015

