Page 68 - Olos e Logos n°11
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Conservare la memoria nelle arti marziali giapponesi
Paolo Bianchi*
“La luce della divinità del sole illumina tutte le cose. social network dedicata alle arti marziali, mette in Quando la gente segue quella luce, il paese è ordinato; discussione il suo operato e esprime la sua quandolagentesiallontanadaquellaluce,ilpaesemuore”. preoccupazioneperilfuturo.
(Takayama Kentei 1767 – 1764)
“Questo periodo per me è un momento di riflessione dopo tanti anni di pratica, di studio, di sacrifici e di dedizione, anni di grandissimi piaceri attraverso la pratica stessa, e più che l'insegnamento, direi attraverso la condivisone di tutto ciò che ho imparato e capito. Rimane di tutto questo un'ombra. Non mi capacito, come d'altronde non si capacitava il mio Maestro di un fatto certo. È inevitabile che durante anni di pratica si crei un legame con gli allievi che vengono da te per imparare. L'Aikido è micidiale in quanto attraverso, ore e ore di spiegazioni, di dimostrazioni e fatiche per fare o farti capire dagli allievi, si crea un legame spesso anche forte. Legame a volte fraterno o anche paterno. Intanto vedi l'allievo crescere, capire attraverso le reciproche fatiche darti la sensazione che questo tempo passato insieme rafforzi il legame umano, l'interesse di un’amicizia nata condividendo un piacere comune, insomma pensi di avere trovato un amico a tutto tondo. Dopo un certo tempo, che può variare da qualche mese a diversi anni, questo tuo allievo smette improvvisamente la pratica. Ci rimani male perché sfuma uno dei motivi per il quale ti stai impegnando così tanto nell'insegnare, ossia vedi allontanarsi quello che potrebbe essere il tuo successore nel comunicare la gioia della pratica quando tu ti dovrai fermare; ma questo non è la parte più triste, ciò che mi rattrista di più è che questo tuo praticante, che per motivi suoi si è allontanato, da questo momento è completamente uscito dalla tua vita. Non lo senti più se non sei tu a cercarlo. Questo succede nel 100% dei casi......... devo dire che non capisco e che questo fatto mi amareggia un po’........ Probabilmente finora ho sbagliato dando troppo importanza a qualcosa che non ne deve avere... Chissà??? Spero non avervi annoiato troppo con i miei stati d'animo, ma dire quello che si sente, è anche questo pratica di
Aikido .....”
La citazione è di Roland Hideki Guyonnet, noto maestro di arti marziali della Sardegna sulla sua
“Paolo Bianchi affronta in questo articolo un aspetto fondamentale della trasmissione delle arti marziali giapponesi che si fonda sulla trasmissione della “memoria” tra maestro e discepolo. Un insegnamento fondamentale anche per il medico occidentale che deve acquisire dai suoi maestri non solo delle competenze “il saper fare” ma anche e soprattutto un criterio di rapporto con la malattia e con il malato “il saper essere”»
Lucio Sotte
Per un maestro di arti marziali giapponesi la questione di come trasmettere gli insegnamenti ricevuti è sicuramente vitale soprattutto perché non parliamo di una “attività sportiva”, ma di veri e propri “stili di vita” che entrano a fare parte dell’esistenza del praticante fin dai primi giorni.
Il termine giapponese con il quale l’allievo designa il maestro durante le lezioni è “Sensei” (先 ⽣生) che potrebbe essere tradotto come “persona nata
prima di un'altra”. Naturalmente l’intento non è quello di squalificare tutti i maestri giovani, e sono molti, ma si intende legata all’esperienza di pratica presso un a scuola (dojo) con sue modalità, ritualità e tradizioni.
Sono proprio queste tradizioni che si tramandano da maestro ad allievo a fare la grande differenza. All’epoca dei samurai esistevano
Esperto in processi formativi, counseling, counseling olistico e discipline bionaturali, (praticante di kenjutsu – katori shinto ryu e jaido – hoky ryu presso lo Zanshin Dojo di Milano). www.formazionez ero.blogspot.com
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ARTI MARZIALI
DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA autunno 2014

