Page 31 - Olos e Logos n°11
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     continuazione rispetto al passato, un richiamo all’antica saggezza. In concreto Confucio propone un modello di società e di Stato fondati sul potere e sulle funzioni svolte dall’imperatore il quale riceve la sua autorità dal “Cielo”, di cui è figlio e ciò lo obbliga continuamente alla ricerca del miglior bene dei sudditi. Tutto è incentrato sul dio-Cielo. L’imperatore è il suo rappresentante per tutto il territorio dello Stato; i feudatari, sotto l’imperatore, lo rappresentano nei loro feudi; il padre, sulla scia degli antenati, lo rappresenta nella famiglia. Si può forse dire che questa è una impostazione basata sul concetto della “monarchia sacra”, però con molte cautele, perché l’imperatore più che signore e padrone è “ministro” del Cielo di cui deve rispettare la volontà, e deve anche essere ossequioso della volontà degli anziani e degli antenati. Dal canto suo l’imperatore deve essere rispettato ed amato dai sudditi.
Tutti i rapporti che si realizzano all’interno della società, a parere di Confucuio, debbono avere a modello i rapporti familiari. Secondo la tradizione le relazioni sociali sono cinque: tra padre e figlio; tra fratello maggiore e fratello minore; tra marito e moglie; tra amico ed amico; tra Signore e suddito. Le prime tre di queste relazioni si vivono all’interno della famiglia e riguardano i rapporti familiari. Le ultime due debbono essere interpretate e vissute alla stessa maniera che nella famiglia: il rapporto tra Signore e suddito va interpretato e vissuto come quello tra padre e figlio, mentre il rapporto tra amico ed amico come quello tra fratello maggiore e fratello minore. Confucio è convinto che questo sistema di rapporti che ha garantito la società cinese nei secoli e nei millenni precedenti debba essere rafforzato; egli intende giustificare il tradizionale ordinamento che ha nel culto degli antenati il suo aspetto di sacralità e di religiosità. Questo sistema di relazioni, a parere di Confucio, deve essere a fondamento della famiglia e dello Stato e può
garantire il buon governo e la felicità terrena degli uomini. Nella sostanza Confucio non fa altro che richiamarsi a ciò che era presente in Cina fin dall’epoca della dinastia Hsia (2201-1766 a.C.) e rapportarlo alle condizioni sociali e politiche del suo tempo.
Confucio dunque non è stato l’iniziatore di un sistema filosofico nuovo ed originale, come non è stato neppure il fondatore di una religione. La dimensione religiosa è presente nel pensiero di Confucio in quanto serve da fondamento e da garanzia per il suo disegno politico. Egli fa propria nella sostanza la religione tradizionale cinese in una prospettiva che non la separa e neppure la distingue dal sistema politico e sociale di cui è parte integrante ed essenziale. Egli non indaga sulla natura della divinità e degli spiriti, non è un riformatore religioso. Accetta la credenza tradizionale nel Cielo, negli dei, negli spiriti del cielo e della terra, come accetta il culto degli antenati. Le tradizioni religiose più antiche della Cina, riguardanti il culto del “Cielo” reso dallo Stato, il culto degli antenati praticato nelle famiglie, ed il culto degli spiriti proprio della vita contadina, sono fatte proprie da Confucio; mentre però in passato esse esistevano quasi indipendenti l’una dall’altra, Confucio cercò di amalgamarle ed interpretarle in maniera organica così da farne il fondamento della vita degli individui, delle famiglie e dello Stato. Si determina in questo modo una visione unitaria, anche religiosamente, il cui punto di partenza è il “Cielo”, inteso forse in maniera impersonale o come principio cosmico panteistico, che attraverso l’imperatore che lo rappresenta sulla terra, arriva ai principi, alle famiglie ed ai singoli individui; il tutto in funzione di una convivenza civile armoniosa ed ordinata in uno Stato caratterizzato dalla disciplina e dalla collaborazione.
Confucio accetta anche il “Tao”, concepito come principio e regola dell’agire morale, sia personale che politico e sociale. Anche i due principi, Yang e Yin, sono da lui fatti propri. In campo religioso quindi Confucio non è un novatore e tanto meno il fondatore di una nuova religione; se mai per le questioni religiose egli ha mostrato un certo distacco e disinteresse, tutto preso dai problemi politici e sociali per la soluzione dei quali però neppure propone forme di governo e di amministrazione nuove o che non siano fondate sulla tradizione del popolo cinese. Egli volle essere in tutto un continuatore rispetto al passato, uno che attualizza l’insegnamento degli antichi. Proprio in questo modo la sua opera ebbe una grande efficacia riformatrice e Confucio fu un vero riformatore; i suoi insegnamenti rafforzarono e resero efficaci i principi e i valori morali e politici sui quali nei secoli futuri si reggerà la vita del popolo cinese, sia nella dimensione familiare che nella organizzazione della società e dello Stato. Confucio ha dunque esercitato una influenza profonda e duratura; nessun altro pensatore cinese è stato determinante ed efficace quanto lui sul modo di pensare e di agire del popolo cinese fino ai nostri giorni. Neppure il comunismo maoista, nel secolo XX, nonostante il suo attacco duro e continuato per decenni sembra essere riuscito a sradicare il “Confucianesimo” dal cuore e dall’anima dei cinesi; oggi si avvertono addirittura
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