Page 2 - Olos e Logos n°11
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assaporarli e gioirne o tormentarli nel dubbio o stancarli nella noia e nella disperazione.
Certamente il passato è la fonte della vita sia in senso biologico che culturale, spirituale, intellettuale e si intuisce la sua importanza quando ci si rende conto di cosa significhi perderne la memoria.
Il malato di Alzheimer è la prova vivente che sta di fronte ai nostri occhi di quel che accade al singolo che perda i suoi ricordi e non sia più in grado di gestire la sua vita perché ha smarrito la coscienza di sé. Assai spesso penso che esista una seconda versione di morbo di Alzheimer che non si applica al singolo ma assume una dimensione sociale e politica e colpisce i popoli, le nazioni che sono distratti (nel senso letterale di “allontanati, separati”) dalla loro storia e dunque dalla loro memoria. Gli inizi di questo terzo millennio mi sembra corrano il rischio di questa distrazione affaccendati come siamo a gestire un presente che satura completamente il nostro tempo senza concedere spazio alla memoria.
Ma, tornando al discorso interrotto, se il passato informa il presente cosa aspettarci dal futuro e come immaginarlo, progettarlo per renderlo vivo, vero e ricco di speranza? Ed inoltre che rapporto esiste tra passato, presente e futuro?
La soluzione di questo dilemma sta nel senso che noi diamo alla storia, alla memoria, alla scienza e cultura nel senso più ampio, alle certezze del “passato” su cui fondiamo la nostra vita presente che, proiettandosi nel “futuro”, può dare concretezza alla vita “dell’oggi” dei nostri giorni.
In questa maniera si crea una sorta di sintesi che recupera il passato proiettandolo nel futuro e contemporaneamente dà certezze al presente.
Negli anni scorsi ho letto una frase nell’enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI che suggerisce a credenti una soluzione a questo dilemma quando afferma che ciò per cui si vive, ciò in cui si crede deve passare dall’essere semplicemente una buona notizia all’assumere la capacità di produrre fatti che cambiano la vita: «Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente. Così possiamo ora dire: il cristianesimo non era soltanto una «buona notizia» – una comunicazione di contenuti fino a quel momento ignoti. Nel nostro linguaggio si direbbe: il messaggio cristiano non era solo «informativo», ma «performativo»......non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita.»
Credo che questi suggerimenti siano essenziali per i “chi crede”, per impostare la propria vita a partire dalla «buona novella», ma anche per “chi non crede” o meglio “crede diversamente” - perché non credere non significa effettivamente credere a nulla ma semplicemente credere a qualcos’altro - per dare concretezza al proprio agire.
Che rapporto c’è tra quanto affermato fino ad ora e la scienza medica? Che ruolo ha il “passato” nel “presente” e nel “futuro” della nostra esistenza? La sua espressione è semplicemente un fenomeno biologico che si serve della trasmissione di codici genetici oppure la storia, la memoria, il ricordo dei singoli e del popolo dai quali origina la nostra vita ed anche il loro linguaggio, la loro cultura influenzano la strutturazione biologica e la vita del singolo individuo?
Il fenotipo è correlato anche al contesto culturale, sociale ed umano in cui la vita si manifesta o è soltanto un adattamento biologico all’ambiente attraverso una serie del tutto casuale di mutazioni?
Penso che la psico-neuro-endocrino-immunologia abbia percorso un primo passo nel lungo cammino della comprensione dei meccanismi che correlano il passato al presente attraverso la trasformazione del genotipo in
fenotipo. La PNEI ci sta facendo intuire che lo studio riduzionistico dell’organismo umano che fino ad ora ha osservato l’uomo isolando ogni parte dal tutto è ampiamente superato e desueto. Nell’uomo avviene un continuo scambio di informazioni tra i vari sistemi che ci governano di cui stiamo iniziando a decifrare alcuni codici. Per ora siamo al punto di aver compreso che dei meccanismi ionici, elettrici, molecolari e cellulari sono alla base di un continuo scambio di informazioni tra i sistemi psico-neuro-immuno-endocrini. Si sta aprendo una nuova frontiera: quella di comprendere come la psiche si interfacci con questi sistemi e come sia in grado di supportarli attraverso una loro attivazione o inibizione. Il passo ulteriore sarà quello di scoprire come le informazioni psico-neuro-immuno-endocrine siano in grado di interfacciarsi con i nostri codici genetici con l’eventualità di innescare piccole o grandi modificazioni del loro messaggio o dell’espressione che questo messaggio è in grado di avere. Si apre a questo punto il nuovo panorama offerto dalle più recenti ricerche dell’epigenetica.
È come se avessimo scoperto solo ora una nuova “stele di Rosetta” che ci rende capaci di confrontare ed interpretare dei linguaggi fino a ieri assolutamente sconosciuti gli uni agli altri.
Alla base di tutti questi sistemi la “memoria” sia come capacità di riconoscere il self e non self ma anche come modalità di dialogo tra eventi remoti che hanno lasciato dentro di noi i segni del loro passaggio, il presente come occasione di espressione della nostra originalità ed il futuro come realtà positiva che fin da oggi può “performare” il nostro tempo se diamo spazio alla speranza che esso sia in grado di esprimere appieno la nostra umanità.
È a partire da considerazioni simili a quelle appena accennate che il cardinale Ratzinger ancor prima di diventare Papa aveva suggerito a tutti di vivere “come se Dio esistesse” perché questo atteggiamento rende la vita “performativa” ed in grado di trasformare il reale: «anche chi non riesce a trovare la via dell’accettazione di Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e indirizzare la sua vita 'veluti si Deus daretur', come se Dio ci fosse. Questo è il consiglio che già Pascal dava agli amici non credenti; è il consiglio che vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutti gli elementi del reale trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno».
Se poi non fossimo convinti che il passato ci condiziona basta trovare una notte limpida in cui osservare il cielo e meditare sulla volta celeste. Lo splendore delle stelle e delle galassie sembra accendersi nell’istante in cui lo osserviamo, ma gli astronomi ci raccontano che la luce di Sirio - la stella a noi più vicina - è partita 4 anni or sono e quella delle altre stelle della via lattea 100, 200 o 500 anni fà e quella delle galassie più distanti da migliaia di migliaia di anni. Siamo immersi in una storia di cui non conosciamo l’inizio e di cui siamo capaci di intuire una sola delle tante dimensioni possibili. Un buon motivo per guardare con grande umiltà ai nostri giorni e per continuare a ricercare la Verità del Mistero della nostra vita e di tutto ciò che ci circonda!
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DIALOGHIDIMEDICINAINTEGRATA autunno 2014


































































































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