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e la stessa strutturazione della società; nello stesso tempo introdusse nel Taoismo, così riformato, alcuni aspetti del Buddismo. I sacerdoti si dividevano in due classi: quelli che vivevano nel monastero e quelli che condividevano la condizione della gente comune, avevano una loro famiglia e promuovevano la vita religiosa del popolo.
I taoisti hanno anche contribuito alla divinizzazione di Confucio che essi considerarono uno degli dei che sono soggetti al Tao. In tempi più recenti, nel XIX e XX secolo, il Taoismo è andato soggetto ad una decadenza sembrata inarrestabile, per la degenerazione verso forme di magia e di superstizione che di religioso hanno ben poco. Anche il Taoismo è soggetto a persecuzione nella Cina comunista ed è impossibile stabilire quanti siano oggi i suoi seguaci. Statistiche provenienti dalla Cina, che sono però tutte da verificare, direbbero che i confuciani sono circa trecento milioni e i taoisti circa cinquanta milioni.
Per completare il quadro sulla realtà religiosa e culturale della Cina bisognerebbe fare riferimento a molti altri maestri e pensatori; ne ricordiamo almeno due: Mencio e Mo-Tse; si tratta di personaggi che hanno influito di meno nella storia della civiltà cinese, rispetto a Confucio e Lao Tse, ma sono stati pur sempre di grande importanza.
Mencio (390-305 a.C.) fu discepolo di Confucio nel senso di suo seguace, ma vissuto più di un secolo dopo di lui; gli si attribuisce l’opera che ne porta il nome, il “Mencio”, l’ultimo dei quattro scritti che compongono l’ ”Analecta” confuciana. A Confucio, Mencio è strettamente legato nel suo pensiero, così da essere considerato, con probabilità con un po’ di esagerazione, un fondatore del Confucianesimo al pari del suo maestro. Egli in realtà fu solo un riformatore, sia pure molto significativo, e non un fondatore.
Mo-Tse visse nel V secolo a.C. ed ebbe per un certo periodo prestigio ed influenza quanto e forse più di Confucio. Polemizzò contro Confucio e il suo insegnamento, anche se di fatto ne fu influenzato. Nel libro da lui scritto che porta il suo nome, il “Mo-Tse”, cercò una dottrina ed un modello politico e religioso diversi dal Confucianesimo. Confucio aveva sostenuto la tradizione, nella religione, nella organizzazione politica e nella condotta morale privata e pubblica, Mo-Tse volle qualcosa di nuovo e soprattutto di più autentico, sincero, genuino; in una parola meno formalistico. Sul piano politico sostenne il principio della “identificazione”: chi si trova ad un livello inferiore deve obbedire cercando di identificare la propria volontà e la propria azione con la volontà e l’azione del suo superiore. Ne deriva un sistema organizzato in maniera ascendente, cioè che parte dal capo famiglia, passa per i rappresentanti, gli inviati e i ministri dell’imperatore, per arrivare fino a quest’ultimo: ognuno deve identificarsi con la volontà del suo immediato superiore. L’imperatore, che è l’ultimo anello di questa gerarchia, deve identificare la sua volontà e la sua azione con quelle del Cielo. Il Cielo garantisce che questa identificazione dell’imperatore sia sempre corretta e porti benefici a tutti. I mali della società e dello Stato si spiegano come punizione del Cielo per la
mancata osservanza del principio di identificazione.
Al Cielo Mo-Tse sembra riconoscere un carattere personale. Di esso si dice che “ama tutti perché illumina tutti”. Il Cielo e gli spiriti amano gli uomini e quindi anche gli uomini debbono fare la stessa cosa. L’uomo giusto segue questi principi. I confuciani sostengono l’amore differenziato. Mo- Tse afferma che l’amore differenziato è un impulso naturale, ma l’uomo per essere giusto deve amare tutti “come i propri genitori”. Per Mo-Tse non è l’impulso naturale che conta e che ha valore, ma quello che si persegue con la volontà; e l’amore universale è frutto di volontà.
Mo-Tse diede origine ad una comunità detta dei “Mohisti” organizzata con disciplina e rigore; questi non disdegnavano neppure l’uso delle armi per difendere ciò che ritenevano giusto.
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