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Il “qi” nella cultura e nella filosofia dell’Occidente - quinta parte
Aldo Stella*
13. Aspetto qualitativo e aspetto quantitativo della relazione
Per rendere più chiaro il capovolgersi della qualità determinata in quantità, poniamo la seguente domanda: che cosa rende possibile il confronto tra due identità? Un terreno comune, un aspetto di omogeneità che valga come loro unità di misura. Già nel dire che le qualità sono “due”, esse vengono riferite ad una medesima unità, che viene presa due volte.
Nel dire “due”, insomma, si dice, per un verso, che le qualità sono distinte; per altro verso, che non lo sono affatto, giacché il numero indica le volte in cui una stessa qualità si ripete. Dicendo “due mele” intendo dire che una mela non è l’altra, nonostante che siano entrambe mele. Di più: una mela non è l’altra proprio perché sono mele tutt’e due, così che se ne può considerare una, soltanto perché l’uno vale qui come uno-dei- più-di-uno, ossia come uno numerico.
La quantità misura, pertanto, le differenze, ma solo perché le riferisce ad un elemento comune, ed esprime questa relazione nella forma del numero. Il numero si ripete dunque tante volte quante sono le qualità, configurando sia l’espressione quantitativa della qualità sia una nuova qualità, quella numerica: la qualità della quantità.
Il discorso può apparire contorto, per il continuo capovolgersi dei termini l’uno nell’altro e per la difficoltà a tenere fermo ciò che per sua natura fermo non sta (e che può venire fissato solo nella considerazione formale, la quale astrae dal valore intrinseco della relazione). La considerazione speculativa, che cerca di pensare l’autentica
concretezza, non può non riconoscere che, se la qualità si vincola alla quantità, anche la quantità, a sua volta, si vincola inscindibilmente alla qualità; se il numero dice la quantità, perché indica quante volte si ripete un medesimo, e se il medesimo – che funge da unità di misura – configura la qualità comune alle cose distinte, allora, a sua volta, la qualità postula il numero, proprio perché quest’ultimo, indicando le volte che la stessa qualità si ripete, decreta quante qualità diverse sussistono.
Qualità e quantità sono quindi concetti correlativi, perché posti in essere da quella relazione che, però, si pone solo in forza di essi. Ecco così riproporsi la circolarità propria della relazione e dei suoi relati, la quale solo impropriamente può venire considerata un’autentica fondazione. Dal fatto che qualità e quantità altro non sono che forme della relazione, forme inseparabili l’una dall’altra poiché intrinsecamente connesse, consegue che considerare la prima, a prescindere dalla seconda, significa valorizzare il momento della irriducibilità dei termini, e cioè l’aspetto qualitativo; di contro, considerare la seconda, a prescindere dalla prima, significa valorizzare il momento che tende ad assimilare i diversi, e cioè l’aspetto quantitativo.
Ciò che ci proponiamo di evidenziare è che la progressiva valorizzazione dell’aspetto quantitativo costituisce il punto a muovere dal quale si compie quella che potremmo definire la rivoluzione computazionale del conoscere, che tanta importanza riveste nella scienza contemporanea. A rigore, la stessa possibilità di interpretare il conoscere nella forma di un’operazione di calcolo
*Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Università per Stranieri di Perugia
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EPISTEMOLOGIA
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